Si è tenuto stamane a Modica, in occasione della festività di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, l’incontro di Mons. Salvatore Rumeo, vescovo di Noto, con i giornalisti e gli operatori della comunicazione che operano nel territorio della Diocesi di Noto.
Teologo, dialettico e soprattutto innovatore nelle forme della comunicazione, San Francesco di Sales, (1567-1622), fu il primo ad introdurre l’uso di fogli stampati da distribuire nelle case o da affiggere all’ingresso delle chiese per le comunicazioni religiose e di catechesi. Per questi motivi Papa Pio XI nel 1923, lo assunse a “patrono dei giornalisti”.
Il Vescovo netino, insieme ai presbiteri, ai collaboratori e agli operatori impegnati nell’Ufficio Pastorale Diocesano per le Comunicazioni Sociali, ha celebrato l’Eucarestia, nel corso della quale egli ha ringraziato i giornalisti per il loro prezioso servizio nel campo della comunicazione e dell’informazione, rimarcando che la ricorrenza del 24 gennaio è motivo di riflessione per tutta la categoria, chiamata a mettere sempre l’etica e la Verità al centro della propria professione, e richiamando Papa Francesco che, come ogni anno, il 24 gennaio consegnerà il suo messaggio in occasione della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (12 maggio 2024), dal tema: “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”.
L’occasione di questo incontro di Mons. Rumeo con i giornalisti ci spinge ad alcune considerazioni sulla funzione del giornalismo nel nostro tempo.
Una delle principali istanze etiche che la società di oggi rivolge infatti al mondo del giornalismo e della comunicazione mass- mediale, è quella di porre in essere professionalità, trasparenza, libertà e autonomia, al fine di rendere un servizio alla verità. Il mondo della informazione dovrebbe sforzarsi di essere veritiero, cercando – come direbbe il filosofo Spinoza – né di piangere né di ridere ma di “intelligere”, cioè leggere dentro la realtà e i fatti della società e della la storia per tentare di capirli. Dire la verità, essere veraci significa dire le cose relativizzandole e mettendole nel giusto contesto, nella luce problematica che esse presentano, con la consapevolezza che occorre fare ammenda quando si esagera e si sbaglia.
Il mondo della comunicazione serve la verità quando dimostra con i fatti che la verità implica il confronto con gli altri: nel dialogo si scopre progressivamente la verità. E’, pertanto, inaccettabile una informazione politicamente catalogata e usata come strumento di continua polemica o, peggio, come una clava per ridurre al silenzio l’avversario. Quando ci si accorge che in nome della verità si chiudono le porte del dialogo e si fa una informazione d’assalto, si può essere certi che si sta imboccando non la strada del servizio ma del disorientamento dell’opinione pubblica, e che si sta perseguendo qualche inconfessabile interesse.
Ma oggi è possibile – ci chiediamo – un’etica della comunicazione? Sicuramente è necessaria, perché esiste un diritto della persona a non essere ingannata. Ogni forma di comunicazione consapevolmente mossa da intenti menzogneri, che mette i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, che assolutizza, riduce, deforma, nasconde, commenta faziosamente le cose da dire, rappresenta una violazione dell’etica professionale dell’operatore dell’informazione e un atto di lesione della dignità della persona e della qualità della vita sociale,
Certo, nessuno pensa che possa esistere una assoluta e piena obiettività, come pure non è da ritenersi illegittima la espressione e la difesa del punto di vista interpretativo nell’atto della comunicazione, tuttavia sarebbe ingiusto oltreché immorale operare un processo di stretta e surrettizia identificazione della notizia con il proprio punto di vista, perché in tal caso non si servirebbe la verità né si farebbero crescere le persone, ma si provocherebbe il plagio. Alla luce di questa possibilità, il cittadino ha, allora, un forte compito etico: vigilare ed esprimere la propria voce affinché i mezzi di comunicazione sociale non vengano spregiudicatamente utilizzati come armi di manipolazione ideologica e di divisione manichea di un popolo.
- 5 Febbraio 2025 -