Giuseppe (Pippo) Puma torna in libreria con “Tempo fuori tempo”, una pregevole raccolta di poesie appena pubblicata dalla editrice Àncora di Milano. Il libro, impreziosito dai dipinti (copertina e ritratto dell’autore) degli artisti siciliani Guido Cicero ed Edoardo La Francesca, reca la prefazione di Cataldo Russo, scrittore, poeta e drammaturgo, e la postfazione di Federico Migliorati, giornalista e saggista.
L’autore, figlio d’arte (il padre Salvatore è stato un noto poeta dialettale) dalla natia Modica si è trasferito a Milano nel 1973, dove lavora come professionista. Animatore di incontri culturali nelle due “patrie”, ha fondato a Marina di Modica il salotto letterario estivo “Casa Giara”. Tra i riconoscimenti ottenuti, l’Ambrogino (1999), la medaglia d’oro alla Modicanità (2001) e il Diploma di Benemerito della Cultura e dell’Arte (2005) conferitogli dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Ha pubblicato una novella e tredici raccolte di poesie, in lingua italiana e in vernacolo. Alcune liriche sono state tradotte in inglese, francese e spagnolo. Con l’editrice Àncora ha dato alle stampe la trilogia di poesie religiose e sociali “Amor contra amorem” (2017), “Amato per Amare” (2019) e “Annunciare per Amore” (2021). Dal 2023 è presente sul sito dell’enciclopedia Wikipoesia.it.
“Tempo fuori tempo” trae il titolo dall’omonima poesia che apre la raccolta.
In questa lirica l’autore chiede un tempo supplementare, ancora un istante prima che la «clessidra della vita» si svuoti inesorabilmente. Un solo momento per richiamare alla memoria il passato, rimuovere le inquietudini, lo scoramento, lo sconforto, «placare il turbine dei pensieri» e accrescere l’amore.
Il tempo supplementare è, dunque, la cornice, l’artificio letterario, lo spazio fisico e poetico nel quale si inseriscono sessanta liriche inedite di struggente bellezza, composte tra il 2005 e il 2022, suddivise in Riflessioni, Pensieri, Meditazioni, Ricordi, Incontri.
Ma la dilazione temporale richiesta è anche, e soprattutto, un tempo dell’anima: uno spazio interiore dove il fluire dei ricordi d’infanzia, le emozioni e gli stati d’animo, la sintonia con la natura, gli sguardi e i gesti di persone care non più in vita, la fraterna vicinanza al dolore e alla solitudine dell’altro, diventano sorgente d’antica felicità, lavacro preparatorio di pace e serenità in vista dell’approssimarsi alla soglia di un’altra vita.
Tra i temi ricorrenti della raccolta, il sentimento della morte, che l’autore affronta con il sostegno della fede cristiana, il rapporto con la Natura, l’amore per la sua terra d’origine, la felicità delle piccole cose. Le liriche sono state scritte tra Modica e Milano (alcune anche in Franciacorta), tra il mare e la pianura. Poli geografici di vita e di scrittura, che si alternano in una sorta di “duale destino” scandito dal ritmo delle stagioni.
Il paesaggio poetico di Puma è intessuto di immagini e di suoni della “sua” Marina d’estate: il rumore del mare, il fruscio delle onde, il garrito dei gabbiani, il guscio vuoto di una conchiglia sulla sabbia. E ancora: la luce dorata, il tepore del sole sulla pelle che fa svanire l’angoscia, i colori del tramonto, la frescura serale del patio. Ma vi compaiono anche le luci e le forme della metropoli milanese: gli anonimi palazzi, il cielo plumbeo d’autunno, il riverbero dei lampioni, i viali alberati, i banchi del San Raffaele, il giocoliere nel corso Vittorio Emanuele II attorniato da bambini, il senzatetto accucciato in un angolo della stazione Lampugnano.
Dietro luoghi, dettagli, emozioni e atmosfere ben descritte con rapide pennellate, si cela una geografia dell’anima in cui l’autore si immerge in una Natura intesa come specchio del Divino. Un paesaggio interiore di dolore, solitudine, mistero, fede e rinascita in cui l’autore immagina di lambire l’esistenza ora come «un gabbiano senza nido / e in continuo volo». ora come «un fiume quieto» che si immette nel lago con la certezza di riemergerne con acque cristalline. Chiude la raccolta una lirica dedicata ad Aristide Poidomani, bohémien modicano, scomparso nel 2021.
«Sono numerosi gli scorci epifanici – scrive Federico Migliorati nella postfazione – che rilucono nella coscienza per affacciarsi gentili e incisivi attraverso una scrittura profonda e screziata che fa memoria consentendo di salvare dall’oblio figure di donne e uomini capaci di lasciare una traccia nell’universo emozionale dell’autore, tutti in attesa, noi compresi, di quell’ultima mano tesa / verso il mistero della morte».
4 commenti su “Tempo dell’anima e paesaggi interiori in “Tempo fuori tempo” del modicano Giuseppe Puma”
Darei un premio alla giornalista o al giornalista , se lo scoprissi, che ha scritto l ‘articolo, per la chiarezza e l’esaustiva e pur essenziale presentazione. In fondo i temi in questione sono temi universali di fondamentale importanza per ognuno, che la poesia ci aiuta a comprendere nel suo dispiegarsi noumenico. La grandezza della poesia si dispiega in questi temi più che in temi sociologici e politici, come alcuni vorrebbero sostenere.
Se ho ben capito , ispettore, la poesia nel movimento di dirigersi al noumeno e cercare di disvelarcene dei frammenti è essa stessa noumeno ? Sostanza? Beh! Non ho capito niente…!
L’ età, solitamente chiamata terza, è l’età dei bilanci , in un epoca di bilanci sempre in rosso – con politici a proporsi come demiurghi , avanzando soluzioni panaceiche nel periodo elettorale, puntualmente votati da una percentuale esigua , di ottimisti di belle speranze o inguaribili creduloni o di volponi delle convenienze- è anch’essa l’età dei bilanci . La coscienza in una acrobazia parabolica , sembra prepararsi all ‘esame finale , attraverso un severo scrutinio della propria vita , tra rimpianti e rimorsi e nostalgie , tra gratitudine e dolori inconsolabili, in un dinamismo pulsionale insolito , quasi libidico , ostacolato forse a stento dalle frenetiche distrazioni del consumismo di massa o dall’ateismo strisciante immanentista e materialista. La poesia sembrerebbe proporsi , con uno statuto ontologico costitutivo , più della filosofia e della psicologia e forse anche della teologia , come l’elisir della coscienza, come la dimensione umana capace di ricondurre l essere umano – ancora immerso nelle vicissitudini della propria esistenza , nelle glorie e nei propri sogni scontratesi con la realtà , realizzati o meno – all’essenziale , a quello che veramente conta: nel quotidiano apparentemente banale : un fiore, una pianta, un prato o un paesaggio, un bambino che corre, una carezza affettuosa, una passeggiata sul lungomare , un tramonto, un cielo stellato, una cena con gli amici. A un cuore sensibile , sollecito e attento , verso se stesso e il prossimo .
Caro pseudo, il suo tentativo di fare intervenire il vero Leprenellaluna è miseramente fallito, anche se in verità un tema così importante merita molta più attenzione, come significare e dar senso alla vita nel tempo e come approcciarsi alle cose e agli esseri . Bah!!!!!