La festa del Natale mi spinge a formulare gli auguri con la classica formula “Buon Natale”, che fortunatamente ancora è permesso pronunciare, atteso che in Europa si dibatte sull’opportunità di metterla fuori uso per evitare che qualcuno possa dispiacersi.
Rispetto, ma non mi appassionano, tutte le consuetudini sul Natale, gli auspici, la magia delle luci e degli addobbi, la bellezza dell’albero, le frasi d’occasione e quant’altro. Con questo non intendo dire che tali cose sono negative o da delegittimare, ma poiché toccano, solo per pochi giorni, il cuore delle persone, preferisco sorvolarle.
Il Natale in cui credo è quello che spinge a cogliere l’occasione per “osare”, osare di far nascere in noi la voglia di cambiare, anche se gli altri continueranno a rimanere tali e quali. Senza questo “osare”, Natale resterà solo una antica fiaba da raccontare ai piccoli; osare è la decisione di accogliere i “valori umani e cristiani” che il bambino della grotta di Betlem, Gesù, il Dio fatto uomo, ha esaltato e che sono dentro la coscienze di ogni uomo e ogni cultura.
Non si può celebrare il Natale se poi, direbbe Nietzsche nella “Gaia scienza“, nell’ aforisma 125, “noi uccidiamo Dio per essere i padroni del mondo”. Non si può fare Natale se poi il tempo che viviamo – direbbe il filosofo Gianni Vattimo “è il tempo della contaminazione, tutto è contaminato, nulla ha valore, nulla ha senso. Perciò è il tempo della fruizione, tanto vale bruciare l’istante, vivere l’immediato”.
Non si può dunque celebrare il Natale e poi ritenersi i padroni del mondo calpestando i diritti, le regole, il senso civile del vivere, i bisogni di quelli che sono più indietro, dei più poveri.
Auguro a tutti, sia agli amici ma anche a quelli che non lo sono nonché a coloro che hanno visioni religiose e prospettive diverse dalle mie, che il Natale possa essere “l’aurora”, cioè l’inizio di una possibile ricerca del senso perduto, di un nuovo possibile impegno per chi è privo di libertà, di pace, senza lavoro, per chi è in attesa del salario, per chi è sfiduciato, amareggiato perché vive difficoltà concrete a causa di una pandemia che ci opprime da due anni. Un’aurora, altresì, che possa esprimersi nel ritorno al concreto, nella riscoperta di Dio e dell’altro come prossimo, proprio perché il prossimo, al di la delle sue idee politiche, religiose, etiche che possono condividersi o meno, ci fa capire che noi non siamo tutto, che abbiamo dei limiti, che quel che noi pensiamo e con cui spesso giudichiamo non è l’unica verità.
Auguro a tutti di poter riscoprire il tempo del logos, cioè della parola ragionevole, del linguaggio che è rispettoso, che non offende, che non è volgare e che sa accettare il punto di vista dell’altro, e soprattutto che “sa pensare quello che dice e scrive” e che sa liberarsi dalla tentazione del “pregiudizio” che prescinde dal contenuto.
Auguro a tutti di ritrovare i sentieri della pace e del perdono, per quanto questo dipenda da noi; non lasciamo che la “cultura della vita e dell’amore”, che promana dalla grotta di Betlem e che è stata donata a tutti, credenti e non credenti, rimanga senza efficacia, ma trovi invece concretezza lungo le strade della vita, della storia fatta di contraddizioni. Facciamo entrare tale cultura nelle nostre case, nei palazzi delle Istituzioni, nelle fabbriche, nelle scuole, negli ospedali, nelle università, nelle chiese, soprattutto nei mezzi di informazione ove tutto sembra risolversi in una comunicazione volgare e aggressiva che mira alla persuasione mediatica.
Il Natale possa farci comprendere che abbiamo bisogno di imparare nuovamente a parlare, ma a parlare non nel senso di dire parole, ma nel senso di porre le condizioni per contribuire a costruire e non a distruggere, a unire anziché dividere, sapendo vedere e trovare proprio le cose che ci uniscono. Questo è il Natale che vorrei!
- 26 Dicembre 2024 -
1 commento su “BUON NATALE!… di Domenico Pisana”
“Non si può dunque celebrare il Natale e poi ritenersi i padroni del mondo calpestando i diritti, le regole, il senso civile del vivere, i bisogni di quelli che sono più indietro, dei più poveri”.
Con questa frase il Prof. Pisana mette in risalto tutta la retorica e l’ipocrisia che usiamo e abusiamo soprattutto in questo periodo!
Gesù disse: i poveri li avrete sempre, me solo per poco. Facendo fede a questo e interpretando la frase a proprio comodo o tornaconto, allora si vive il Natale con ipocrisia sentendoci buoni e caritatevoli solo per qualche giorno e solo per salvare la coscienza.
Ormai viviamo in un era ove parlare e pensare è controllato da persone che vogliono diventare i padroni del mondo, che decide il futuro dell’uomo e come deve vivere. Quindi se decidono che nel nostro futuro non ci dev’essere Dio, non ci sarà neanche il Natale.
Per imparare di nuovo a parlare e contribuire a costruire una società ormai compromessa o forse cambiata, spetta ai mezzi d’informazione che sono i primi ad essere abusati e abusabili, ma fino a quando seguiranno i loro padroni che gli garantiscono una vita agiata, allora si parlerà solo di economia e finanza come priorità essenziale per l’essere umano.
Se siamo arrivati a questo punto, la colpa non è certamente dei fedeli, i preti con il suo Bergoglio sono i promotori dello “scisma del cristianesimo” e di tutto il mondo cattolico preferendo il benessere materiale a quello spirituale. Che vadano nelle braccia degli amici europei a farsi indottrinare per il nuovo Ordine Cattolico Monetario!
Buon Natale a tutti, con l’augurio di trovare un valido scopo per stare a questo mondo e vivere la propria vita che non sia legata solo al denaro e all’ansia per non arrivare a pagare le utenze esasperate!
Questo è quello che vorrei io e non solo per Natale. AUGURI.