Dal 22 agosto al 17 ottobre l’ex convento del Carmine a Modica (piazza Matteotti) ospita “AD SIDERA. C’era una Volta Celeste”, un percorso espositivo della regista e astrofotografa Alessia Scarso. Una mostra-evento promossa dalla Fondazione Teatro Garibaldi, che tra foto, video, installazioni multimediali e multisensoriali, ci farà scoprire il mondo che sta sopra di noi e che, anche a causa dell’inquinamento prodotto dall’uomo, sempre meno osserviamo.
Con sguardo cinematografico abituato a leggere un palmo sopra la realtà e uno sotto la fantasia, la regista Alessia Scarso monologa con la notte e con le stelle, in un percorso espositivo dove il tempo si ferma in foto di paesaggi dal sapore pittorico e lo scorrere degli eventi viene rimodellato nei timelapse. “AD SIDERA. C’era una Volta Celeste”, musicato dal compositore Marco Cascone, invita a immergersi nell’armonia tra gli elementi astronomici e lo scenario terrestre, cantando nostalgicamente a un cielo stellato che diventa sempre meno visibile a causa dell’opera umana. Fotografie, videoproiezioni e sale multisensoriali danno vita ad un viaggio contemplativo nel tempo, nella notte e oltre il visibile collocato in una sorta di Paese delle Meraviglie dove bellezza e dato scientifico dialogano di concerto. Ospiti della mostra la pittrice Ilde Barone e i pluripremiati astrofotografi Pictores Caeli, di cui la regista è componente. In un momento storico che vede Uomo e Natura contendersi la supremazia sulla Terra, Alessia Scarso canta il ritorno alla contemplazione come auspicio di pace, chiedendo al Cielo, sede delle grandi domande dell’Uomo, il conforto di accedere allo stato di incanto e meraviglia.
“Poco importa se le storie mutano la forma con cui si presentano. A volte è un libro, a volte una canzone, un passo di danza, a volte un film e a volte una foto. Qualcosa si fa strada. Comunque. – sottolinea l’autrice – Tutto è iniziato dal disagio di guardare ad altezza uomo. Ciò che percepivo non mi nutriva, e ho sentito il bisogno di alzare lo sguardo alla ricerca di qualcosa di più pulito. Potrei chiuderla qui, perché a un visitatore non servirebbe altro: la relazione tra spettatore e opera è un momento intimo. Non è uno sguardo inedito per me quello verso l’alto. Ne ho avuto esperienza già da curiosa adolescente durante le veglie alle stelle e i fuochi di Bivacco, e durante le notti di pesca in spiaggia ero in loro continua compagnia. Ore e ore al buio, con tutto il tempo per permettere all’occhio di abituarsi all’oscurità. Non passò molto tempo che accanto alla canna da pesca ci fu una fotocamera che mi aiutasse a esplorare oltre ciò che l’occhio umano è in grado di percepire. I miei occhi al cielo uniti ai piedi sulla terra non mi hanno spinta sempre più lontano, ma al contrario sempre più vicino, e ho scoperto il piacere della contemplazione: una specie di estasi legata alla gioia che alcune cose esistessero, solo perché effettivamente esistevano e io potessi osservarle. Nei paesaggi cercati, osservati, esplorati e contemplati ho sentito la tensione al legame con l’Universo, ma con i piedi per Terra. La difficoltà di trovare luoghi bui idonei mi ha dato modo di capire fino a che punto l’Uomo ha imposto la propria specie sulle altre e sull’ambiente, e quanto mi confortasse la distanza dall’opera umana. Nel silenzio emerge l’appartenenza a un intero più ampio, il conforto davanti all’ineluttabile ciclo della vita e la comunione con l’Universo. Il cielo è quindi diventato la naturale estensione della mia casa. Le esperienze di ascolto, di ricerca e di contemplazione hanno la capacità di donare una consapevolezza: quella di sentirsi infinitamente piccoli nell’infinitamente grande, ma anche di sentirsi infinitamente grandi nell’infinitamente piccolo. Il Sole è la stella del nostro sistema solare, ci sono 4 miliardi di stelle nella via Lattea e la nostra è solo una tra miliardi di galassie nell’Universo. In questo ordine di grandezze ognuno rimane unico e irripetibile. Non c’è mai stato niente come ognuno di noi nella storia dell’Universo, né mai ci sarà. Ecco cosa penso quando sto sotto al cielo: mi pregio di accedere a uno stato di meraviglia e conforto la mia natura umana. Allo stesso modo ecco perché ognuno, portando con sé sé stesso, potrà vedere le proprie suggestioni specchiarsi tra gli scatti, e magari sperimentare l’inconfutabilità di essere individui preziosi, unici e pensanti, ospiti temporanei e spesso profanatori di un luogo bellissimo”.
Numerose le opere che saranno presenti all’interno di questo percorso espositivo che vedrà anche alcune installazioni: particolarmente suggestiva l’opera che dà il titolo al percorso espositivo, in cui la regista gioca con l’invisibile e l’impercettibile scoperchiando la volta di una chiesa per rivelare la vera Volta Celeste. “Modica celebra una delle sue figlie più note, Alessia Scarso, regista tra l’altro del film Italo, e lo fa ospitando la sua mostra-evento dedicata al mondo degli astri – sottolineano Ignazio Abbate e Tonino Cannata, presidente e sovrintendente della Fondazione Teatro Garibaldi – Un’occasione unica per lasciarsi incantare dalla scoperta del cielo, delle stelle, ma anche dal lavoro di ricerca che Alessia, assieme anche agli astrofotografi ospiti, svolge durante l’anno offrendoci sorprendenti risultati artistici. In questo percorso di foto e video, abbracceremo anche l’arte della pittrice Ilde Barone, anche lei artista raffinata e figlia di Modica, che arricchirà ulteriormente questa mostra, iniziativa con cui la Fondazione completa la sua offerta culturale estiva, proseguendo fino all’inizio dell’autunno e ponendosi ancora una volta come punto di riferimento nel Sud Est siciliano pure per i grandi eventi”.
- 27 Dicembre 2024 -