Più di altri settori, il mondo dell’informazione ha vissuto negli ultimi 20 anni un cambiamento storico, legato soprattutto alla crescita e diffusione del web e dei suoi mezzi di informazione, oltre che dei supporti che consentono di essere costantemente connessi alla rete.
Per l’editoria tradizionale si è trattato di una sfida di non poco conto, considerando che hanno agito simultaneamente il crollo drastico delle vendite di giornali cartacei (da 5,5 a 2,5 milioni di copie giornaliere dal 2005 al 2016) e la necessità di aggiornare le competenze delle redazioni giornalistiche rispetto ai nuovi mezzi di comunicazione digitale. Il quattordicesimo rapporto del Censis sulla comunicazione ha evidenziato come nel 2017 solo il 35,8% degli italiani abbia consultato giornali cartacei, quota che si riduce al 5,8% se si considerano solo le fasce più giovani: come risponde l’editoria a questi fenomeni?
Per prima cosa, sono nate le versioni digitali dei giornali cartacei (Repubblica.it e Corriere.it ne sono gli emblemi), sulle quali sono 25 italiani su 100 a reperire le informazioni in maniera costante e regolare.
Oltre alle versioni online, esistono anche le versioni in pdf o comunque sfogliabili tramite speciali applicazioni per tablet, smartphone o pc. Solitamente si accede alle versioni sfogliabili attraverso abbonamenti sottoscritti direttamente con il giornale, sebbene non manchino online i siti pirata che diffondono illegalmente tali copie digitali.
Per fortuna, esistono anche le edicole digitali di giornali cartacei online completamente legali e sicure, comprese quelle che offrono abbonamenti online ai giornali per le aziende, dedicati a professionisti che hanno bisogno di strumenti di rassegna stampa digitale.
Il pubblico specializzato o di tipo corporate ha più che mai bisogno di queste edicole digitali online, meglio ancora se sottoposte al controllo di un garante, per il reperimento delle informazioni.
Purtroppo invece il grande pubblico mostra ancora delle resistenze in questo senso e fatica ad uscire dalla logica dell’informazione gratis su canali accessibili come i social network. Ma i flussi di notizie su grandi canali come Facebook, Google, Youtube o Twitter sono difficilmente controllabili e sfuggono molto spesso alle logiche dell’ordine dei giornalisti, permettendo la diffusione di bufale e fake news.
Nel 2017, il 52,7% degli italiani ha creduto ad una notizia bufala, e le percentuali aumentano se si considerano le fasce più giovani.
Il tema non è banale e anche gli stessi social network si stanno mobilitando per non perdere credibilità e autorevolezza. In vista delle prossime politiche italiane, facebook ha istituito ad esempio una speciale task force deputata proprio al controllo della fuga di notizie false, un’iniziativa più volte annunciata dalla piattaforma di Mark Zuckerberg e che ora sembra essere diventata di primaria importanza.