
Ora che l’ondata di emozione e commozione per la morte di Francesco sta rientrando, emergono punti di vista e valutazioni diverse, e fioccano pronostici e auspici su chi sarà o si vorrebbe fosse il successore di Bergoglio. I progressisti, numerosi tra coloro che non credono (parole del vaticanista Piero Schiavazzi che ha anche definito Ratzinger papa di destra e Bergoglio di sinistra) sperano sia Matteo Zuppi, l’arcivescovo di Bologna, il più vicino a Francesco. Si è anche detto che i porporati bergogliani sono la maggioranza, essendo stati nominati da Francesco, oltre un centinaio, presumibilmente perché in sintonia con la sua visione della Chiesa. La provenienza è però diversa, diverse le esperienze pastorali e i contesti geografici e sociali. E poi, chi è più bergogliano? Chi ritiene gli abortisti dei “sicari”, chi ritiene il gender “uno sbaglio della mente umana” o chi ha più a cuore le periferie o chi apprezza il dialogo interreligioso? Tutti potrebbero essere bergogliani e nessuno. Il Collegio cardinalizio si è arricchito di molti nuovi ingressi, alcuni dei quali si sono recati a Roma solo per ricevere la berretta rossa. Non si conoscono tra loro e sarà difficile scambiarsi opinioni visto che Santa Marta non potrà ospitarli tutti. Dispersione e rarefazione nella comunicazione non porteranno la maggioranza alla scelta di un nome in tempi brevi, contraddicendo quelli convinti che la fumata bianca seguirà il terzo o quarto scrutinio. Chi è riuscito a strappare qualche frase tra i cardinali che si riuniranno in Conclave ha sentito ripetere la parola “unità”. Non colpisce perché è stata la parola chiave ad ogni morte di papa. La Chiesa è sempre stata divisa, affermano gli esperti di cose vaticane, basta ripassare gli Atti apostolici, e si può comprendere oggi più che mai in un contesto geopolitico in subbuglio, in cui la Cina reclamerebbe la sua parte. Dopo il Concilio Vaticano II, la divisione è stata tra progressisti e conservatori, i primi sono bergogliani. Si può non essere bergogliani ed essere conservatori senza essere lefebvriani. Naturale coltivare un’idea e avere preferenze secondo il proprio sentire, come naturale prendere posizione a favore o contro. La partecipazione è un segnale positivo, come le valutazioni che nascono da riflessioni, letture e studio e da comportamenti esteriori, preferibile all’ignara e timorosa accettazione di una nomina o dell’altra. La pluralità di opinioni va sempre rispettata, non esistono argomenti tabù. Tornando al progetto di Bergoglio, al centro del contendere, esso era chiaro, ma il tentativo di concretizzarlo, tra spinte in avanti e retromarce, non è stato attuato, rimandando ad un futuro la precisazione in forme articolate, come, ad esempio, la volontà di valorizzare il popolo, a cui spettava, secondo Francesco, il controllo sulle scelte dei governanti. Le dichiarazioni di Bergoglio, quali il potere ai laici, le donne celebranti e il celibato facoltativo, furono prese in parola dai vescovi tedeschi che inaugurarono il loro Synodale Weg che si riprometteva di cambiare tutto. Alle aperture, indispensabili secondo coloro che pensano che il Vangelo vada calato nella realtà attuale, le risposte dovrebbero essere cautela, chiarezza, rigore e senso istituzionale. Intanto, ogni discorso rimane in superficie e nessuno è in grado di immaginare le dinamiche interne che condurranno all’elezione del nuovo papa.