
La vicenda è drammatica perché al centro c’è un bambino di quattro anni, vittima dell’insensibilità e della negligenza della giustizia. Un bambino trattato come un pacco inerte, strappato da una famiglia che lo aveva cresciuto e amato per 4 anni, per essere trasferito in un’altra, sconosciuta, piombata improvvisamente nei giorni spensierati della sua vita innocente e ignara delle colpe degli adulti, per stravolgerla. Luca, il nome fittizio del bimbo, è arrivato nella famiglia affidataria che aveva appena 30 giorni. Normalmente, il tempo dell’affido non supera i 24 mesi, ma in alcuni casi può essere esteso. Luca, invece, era rimasto nella famiglia affidataria per 4 anni, durante i quali i legami si erano consolidati inducendo i “genitori” a chiederne l’adozione nel 2023. Il dicembre dell’anno seguente gli assistenti sociali avevano comunicato che il bambino era “adottabile” ma il 31 gennaio 2025 avevano deciso che non sarebbe stata la famiglia affidataria ad adottarlo, ma un’altra. I fatti si succedono rapidamente: il 3 febbraio, appena 3 giorni dopo la comunicazione, è la data stabilita per il trasferimento di Luca. Neanche un cane preso da un canile si tratta in quel modo. Servono 5 visite perché l’animale scelto prenda confidenza con i suoi potenziali padroni. Il povero bambino, invece, si trova di fronte al fatto compiuto, senza che gli sia stato concesso il tempo necessario per conoscere la nuova famiglia (solo due ore e un quarto al parco), senza ricevere l’aiuto psicologico per affrontare il trauma del distacco da quella che considera la “sua famiglia”, mamma e papà e i fratellini. L’accelerazione brutale impressa alla gestione della cosa, che fa pensare a una sorta di rimedio alle lentezze burocratiche di un sistema malandato, raggiunge il colmo quando l’assistente sociale informa Luca, senza la presenza della mamma, della novità. “Domani vai in una casa più bella, tutta rossa e gialla”. Almeno avesse chiesto a Luca se i due colori fossero di suo gradimento. Meglio sbattere in faccia a un bimbo il suo destino di pacco, parametrando la sensibilità del piccolo con la propria sensibilità ottusa. Luca si dispera, il suo piccolo mondo di affetti e fiducia crolla. Non mangia, piange e ricomincia a farsi la pipì addosso. Arriva il giorno della separazione. “Stasera vieni a prendermi, vero?” chiede alla mamma, implorando. Non lo rivedranno più, non li rivedrà più, nemmeno per tutelare la “continuità affettiva”. La motivazione? L’eccesso di esposizione mediatica essendosi la coppia affidataria rivolta al Tribunale per i Minorenni con un ricorso, poi rigettato. L’errore è stato imputato ai genitori affidatari che non hanno rispettato i limiti d’età per l’adozione. “La giudice togata – ha concluso la mamma affidataria di fronte alle telecamere di Nicola Porro – ci ha detto che è colpa nostra e che non ci si deve affezionare. Ci ha accusati di aver permesso a questo bambino di chiamarci mamma e papà”. Il Guardasigilli Nordio si è detto pronto ad affrontare la vicenda. Luca, però, a soli 4 anni, ha toccato con mano gli effetti della malagiustizia.
3 commenti su “La storia di Luca…l’opinione di Rita Faletti”
Se questa giudice togata ha un figlio è necessario che gli venga tolto , ma non credo che questo fenomeno di magistrato abbia famiglia e figli , e forse non ha neanche genitori .
L’assistente sociale va licenziata immediatamente e mandata a combattere con hamas .
In nome di un misero potere si credono non il Dio della luce , ma l’angelo delle tenebre, con tutta la sua malvagità ,
Hanno idea cosa significa per un bambino togliere mamma e papà ?????
La malvagità della nuova coppia che strappa un bambino alla coppia affidataria .
Il cuore umano sempre più si sta inquinando con il veleno del diavolo , Dio per molti non esiste , e il diavolo ne approfitta per riempire la parte spirituale di ogni essere umano .
Il perbenismo dei togati non lo puoi mettere in discussione. Mai!
Se questo bambino si fosse chiamato Mustafa’ si sarebbero aperte tutte le porte del paradiso e tutte le aule di “giustizia “.
Questi super magistrati e super assistenti sociali non capiranno mai il danno psicologico che avrà questo bambino durante l’adolescenza che si porterà dietro fino a quando sarà adulto.
La giustizia del menga….
Assurdo! Incomprensibilmente assurdo! Io fare una bella indagine sugli assistenti sociali, ma a livello nazionale!