Verso la fine del suo terzo anno, la guerra di aggressione russa all’Ucraina potrebbe essere vicina alla conclusione. In 24 ore, aveva promesso Trump senza spiegare come, non appena si fosse insediato alla Casa Bianca. Poi ha rettificato: in sei mesi, per rettificare nuovamente: in 100 giorni. Tornando a varie riprese sul tema, il tycoon ha anche preannunciato un incontro con Putin, che Peskov ha smentito. Washington lancia il sasso, Mosca si dichiara disponibile e resta in attesa. La fine delle due guerre è tra gli obiettivi prioritari della nuova amministrazione americana, tant’è che il presidente ha recentemente minacciato una scarica di ulteriori sanzioni contro la Federazione russa nel caso l’appello rivolto a Putin non sia raccolto tempestivamente. Si deve porre fine a “questa ridicola guerra”. Trump è convinto che si possa negoziare la fine di un conflitto iniziato nel 2014 dalla Russia, con l’Occidente spettatore inerte, con lo stesso pragmatismo con cui si conclude un’operazione commerciale o finanziaria. Trump e Putin sono su due pianeti diversi, benché entrambi affascinati da una concezione imperiale del potere, che il russo persegue con la forza delle armi nonostante gli alti costi, 2 miliardi di rubli all’ora, cioè 19 milioni di euro, e l’americano con la diplomazia delle minacce, “Shock and awe”, colpisci e terrorizza. Diplomazia non priva di metodo. Trump sa che l’economia russa è allo stremo, che l’industria bellica ha sottratto grandi quantità di denaro ad altri settori, per esempio quello alimentare, con il conseguente calo progressivo di alcuni prodotti e la scomparsa di altri, il trasferimento di manodopera dalle campagne ai centri industriali e l’immissione nel mercato di soldi statali che hanno determinato l’aumento dell’inflazione e dei prezzi. Un paese dove la povertà coinvolge il 60 per cento della popolazione dovrebbe preoccupare non poco, ma Putin non è Trump e la Russia non è l’America. Il popolo russo è abituato a sopportare e soffrire, per questo il capo del Cremlino sta investendo il 9 per cento del Pil nella difesa. Finora la Cina ha tamponato, la Corea del nord ha fornito missili, l’Iran droni e ognuno ha ricevuto in cambio qualcosa per il perseguimento del comune obiettivo: la sconfitta dell’Occidente passando per l’Ucraina. Zelensky pensa che Trump non abbia chiari i dettagli per un piano di pace e che Putin, contrariamente a quanto dichiara, non voglia fermare l’aggressione. Allo stesso tempo, ritiene improbabile che i paesi europei potranno o vorranno sostenere da soli una guerra se gli americani decideranno di disimpegnarsi. In alcuni di essi, come Ungheria e Germania, è forte la tentazione di riprendere l’acquisto di gas russo, vendendo la cosa come parte di un possibile accordo con Putin per facilitare la fine della guerra. Non sono credibili, visti anche i precedenti. Orban è il signore filo putiniano che sistematicamente si è opposto alle sanzioni e all’invio di armi a Kyiv, Scholz è colui che all’inizio dell’invasione, quando Zelensky chiedeva armi, voleva inviare agli ucraini qualche migliaio di elmetti e giubbotti antiproiettile. Contro il discutibile accordo “gas-pace”, oltre all’Italia sono schierati i paesi nordici e i baltici, Polonia e Repubblica ceca, che lo definiscono un’arma di ricatto regalata a Putin. Neanche Ursula von der Leyen si lascia incantare. Entro la fine di marzo la presidente della Commissione europea presenterà un piano per “liberarsi” definitivamente del gas russo. Nel frattempo, Mark Rutte e Kaja Kallas hanno proposto di tagliare le spese sociali per aumentare gli investimenti per la Difesa. Donald Tusk, presidente del Consiglio polacco, ha ammonito l’Ue: “L’Europa si armi se vuole sopravvivere”. La Polonia ha quasi raggiunto la soglia del 5 per cento del Pil per la Difesa, superando di due punti quanto chiesto da Trump ai paesi europei. Tusk reputa la deterrenza l’unico strumento per fermare le mire di Mosca, ma chi non condivide un confine con la Federazione russa stenta a comprenderne il significato, confermando la varietà di opinioni e interessi di un continente dove coesione e unità sono il seducente racconto di una realtà che non esiste. Zelensky ne è tristemente consapevole e da presidente di un paese che ha lasciato sul terreno centinaia di migliaia di morti per difendere la propria libertà, sa che Putin è un baro e che dovrà essere l’Ucraina a non commettere gli errori del passato. Il primo: il Memorandum di Budapest del 1994, quando Kyiv accettò di cedere le sue armi nucleari che avrebbero funzionato da deterrente contro l’invasione, in cambio dell’assicurazione, da parte di Stati Uniti Russia e Regno Unito, circa la propria sicurezza, indipendenza e integrità del territorio. “Non si scambiano cose reali con parole scritte sull’acqua” ha detto Zelensky alludendo alla violazione di quegli accordi con l’invasione russa della Crimea nel 2014. Il secondo errore: i colloqui di pace del formato Normandia del 2019, voluti da Zelensky con l’intenzione di trovare un patto con la Russia e fermare il fuoco in Donbas. Seduto tra Merkel e Putin, il presidente ucraino ricorda di aver avuto il presentimento che sulla testa del suo paese si stava giocando lo scambio di interessi tra Germania e Russia: a entrambi premeva che il gas russo scorresse attraverso l’Ucraina per approdare in Ue, piuttosto che il cessate il fuoco in Donbas. Zelensky è consapevole che se il conflitto venisse congelato oggi, nessuna forza internazionale di peacekeeping funzionerebbe – ne abbiamo avuto la prova con il fallimento dell’Unifil al confine tra Libano e Israele – e Putin ne approfitterebbe per riprendere la guerra e prendersi tutta l’Ucraina. L’ingresso nella Nato era l’unica soluzione concreta allora e lo è oggi. Sta a Trump decidere se farsi gabbare da un bugiardo seriale, che sarebbe per lui una presa in giro e una sconfitta, o optare per l’Ucraina nella Nato, che significherebbe soldati e basi militari in quel paese. Europa, ancora una volta, irrilevante.
3 commenti su “Ucraina nella morsa Trump-Putin…l’opinione di Rita Faletti”
Io credo che sarebbe arrivato il momento di fregarsene altamente di tutti e pensare ai cavoli nostri, e saremmo anche in ritardo. I soldi a miliardi non si contano più, solo per interessi economici e predominio della fazione occidentale.
Sganciarsi dagli Usa, in primis, sganciarsi dall’UE e prendere la strada naturale del libero commercio, della sovranità e delle decisioni autonome, accodarsi al Brics e puntare al Mediterraneo, come geograficamente e naturalmente sarebbe ovvio.
Quando si cesserà di seguire ideologie e si perseguirà il vero bene comune che fa parte della nostra tradizione e non di questo schifo, avremo vinto tutti.
Siamo in un vortice, in mano a collusi, inetti, lobbisti, massoni. Nulla di buono se si persevera.
E, ad oggi, si può solo dimostrare che il fallimento e completo, di qualsiasi cosa si parli.
L’Europa è ed è stata sempre irrilevante nelle problematiche internazionali da quando si sono sottomessi a Washington la quale gli inquilini della Casa Bianca erano i vari Busch, (Senior e Junior) Clinton, Obama per finire agli ingloriosi Biden. Che poi queste gloriose famiglie fanno capo ai vari BlackRok, Vanguard, Ip Morgan ecc.. di proprietà dei vari Soros, Rockefeller e famiglie varie.
Oggi grazie alle virtù della cotonata, nonché vaccinara Ursula, l’Europa non avrà voce in capitolo quando fra poco si dovrà discutere fra uomini sulla risoluzione dell’Ucraina. Questo è quanto prodotto dalla grande UE Generation in questi anni!
Dott.ssa Faletti, Lei dice che l’Ucraina e stretta nella morsa di Trump e Putin, ma da tre anni a questa parte con il vostro Biden mi avete raccontato di togliere ogni velleità alla Russia perchè con le svariate sanzioni e le sofisticate armi l’avreste massacrata, l’Ucraina si sarebbe ripresa le sue terre compresa la Crimea e Putin lo avreste condannato in quell’ipotetico tribunale dell’Aja. Oggi vi vedo molto imbarazzati e nel panico su come raccontarci la realtà dei fatti. Cos’è cambiato nel vostro animo?
Intanto negli USA, Trump dopo aver ritirato gli Stati Uniti dall’OMS (subordinata all’ONU) lunedì firmerà un ordine esecutivo per ritirare gli Stati Uniti dal Consiglio delle Nazioni Unite e sospendere i finanziamenti all’UNRWA.
Il partito tedesco “Alternativa per la Germania” ha fatto le sue proposte per rilanciare il suo paese:
1) Annullare le sanzioni anti-russe
2) Considerare l’Ucraina uno stato neutrale al di fuori della Nato e dalla UE.
3) Sviluppare la cooperazione con l’UEE.
4) Riavviare Nord Stream.
5) Vietare agli Stati Uniti di schierare armi a lungo raggio in Germania.
Secondo i sondaggi, il partito Alternativa per la Germania è al secondo posto, di poco dietro al partito CDU/CSU, partito della Merkel.
Quando un personaggio come il segretario della grande Nato Mark Rutte dice che c’è stato un errore di comunicazione e dichiara:
“L’Ucraina non sta perdendo, ma il fronte si sta muovendo nella direzione sbagliata”, come la dovrei interpretare questa frase?
Che senza volerlo stanno attaccando la Russia ma si sono accorti di avere sbagliato strada?
Noi non abbiamo bisogna della grande Europa per ritornare Nazione, abbiamo bisogno solo di riprenderci la nostra sovranità e pensare ai problemi interni, gli amici saremo noi a giudicarli tali, non ALTRI!
Siete felici di avere due argomenti dove potete farneticare per un bel po’? Viva i nostri geopolitichi che si prodigano con le loro min.. notizie, felici noi di poterli prendere in giro. A chistu tiatru co zuccuru a velo🤣🤣🤣👏👏😁