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La rivolta delle toghe…l’opinione di Rita Faletti

Tempo di lettura: 2 minuti

Giorgia Meloni ha annunciato di aver ricevuto un’informazione di garanzia per favoreggiamento e peculato in relazione al rimpatrio di Osama al Njeim Almasri, capo della polizia giudiziaria libica, contro il quale la Corte penale internazionale aveva emesso un mandato di arresto per crimini contro l’umanità. La vicenda, che ha suscitato l’indignazione delle opposizioni, è da chiarire rispetto alle modalità con cui è stata gestita dal governo italiano, che “per ragioni di sicurezza nazionale” ha scelto di espellere l’uomo imbarcandolo su un volo di stato per Tripoli. Ma forti perplessità riguardano anche la tempistica, cioè il lasso di tempo intercorso tra la richiesta del procuratore della Cpi che risale al 2 ottobre scorso e l’ordine di arresto di venerdì 18 gennaio, dopo che Almasri era stato individuato dai servizi segreti in Germania presso un autonoleggio dove aveva chiesto di poter lasciare la macchina a Fiumicino. Perché il governo tedesco e le autorità giudiziarie di quel paese non hanno dato seguito al mandato di arresto? Al momento Scholz ha questioni più serie di cui occuparsi che fermare un torturatore di migranti considerati ormai più che un’opportunità un problema. Ad essere maliziosi si potrebbe perfino pensare che non dispiaccia sapere che qualcuno ti aiuta a risolverlo senza fare tanto chiasso. Il capo della polizia giudiziaria libica, infatti, era andato un po’ in giro per l’Europa, Belgio, Regno Unito e Germania, prima di giungere in Italia. Possibile che sia passato inosservato?  Tornando all’avviso di garanzia alla presidente del Consiglio, non si può negare che il procuratore della Repubblica, Francesco Lo Voi, magistrato antimafia palermitano, ci sia andato leggero. Neanche con Salvini aveva scherzato: voleva per lui sei anni di reclusione che non ha ottenuto. Questa volta ha alzato il tiro, puntando direttamente contro la presidenza del Consiglio e le figure simbolo dell’esecutivo: il ministro dell’Interno Piantedosi, il guardasigilli Nordio, il sottosegretario di stato Mantovano. Un attacco frontale al potere politico con lo scopo di fermare in ogni modo la riforma della giustizia che altri governi hanno tentato di fare non riuscendovi. Sabato scorso, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, l’Anm ha inscenato una protesta quando Nordio ha preso la parola. Tutti in piedi impugnando la Costituzione a mò di arma. Una inqualificabile esibizione di arroganza di chi ritiene legittimo dichiarare guerra all’esecutivo entrando a gamba tesa nella politica e tanti saluti a Montesquieu e alla separazione dei poteri. Che va salvaguardata se solo c’è il sospetto che leda l’indipendenza delle toghe, ma si ignora bellamente quando a dover essere difesa è l’indipendenza della politica. Le aggressioni infinite a Berlusconi, le indagini senza prove contro esponenti vicini al governo Renzi, una catena di errori giudiziari da far impallidire, non sono bastate a ridimensionare un potere incapace di autocritica che esonda dal suo alveo in nome del totem dell’obbligatorietà dell’azione penale e dell’ipocrisia dell’atto dovuto. Per le opposizioni si è aperto uno spiraglio: dopo oltre due anni, i consensi al governo Meloni si confermano stabili e nubi premonitrici di temporali si addensano su Schlein mettendo in agitazione il Pd e turbando i sonni di Franceschini. Se non ora, quando? Le truppe cammellate dei magistrati si preparano a dare battaglia sostenendo che  la separazione delle carriere è un affronto alla loro indipendenza e autonomia. Furfaro che sbotta: “Il potere in questo paese è Giorgia Meloni” suggerisce che il Partito democratico è sull’orlo di una crisi di nervi. Ma il problema al centro del conflitto tra poteri è più profondo e attiene alla visione di paese. La riforma costituzionale della giustizia ne fa parte e la radicale contrarietà della magistratura che teme la “deriva antidemocratica” è una spia del fatto che sulle decisioni strategiche per la vita del paese vuole avere l’ultima parola, cioè comandare. Non solo stabilendo quali sono i paesi sicuri, ma decidendo le politiche migratorie, la politica industriale, le politiche ambientali e energetiche, la politica industriale. Non accade in nessun paese. Meloni fa bene a tirare dritto, ne va della libertà del paese, del rispetto del voto popolare, dell’indipendenza della politica. Ai magistrati spetta il compito di far rispettare le leggi approvate dal parlamento.

 

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2 commenti su “La rivolta delle toghe…l’opinione di Rita Faletti”

  1. Ormai i mal di pancia del Pd sono cronici, e visto che non riescono a curarselo ecco che sguinzagliano i cani che negli anni hanno allevato dentro la magistratura. Sono sempre quelli del colpo di stato del 92 permettendo alla politica emergente di svendere l’Italia negli anni a venire e come visto, molti di questi magistrati hanno fatto pure carriera. Chi in politica e chi dentro la magistratura stessa.
    Io ancora mi chiedo come mai sono tanto interessati a come si comporta il governo con gli immigrati (vedi pure Albania) e di contro non aprono nessun fascicolo per indagare sul traffico di esseri umani e tutti quelli che fanno affari d’oro. Compresi i politici. Anche europei.
    O forse qualcuno è incazzato di brutto perchè alla cerimonia d’insediamento, Trump ha invitato solo Giorgia Meloni lasciando la cotonata Ursula nella cuccia con tutte le zecche.
    Almasri secondo me è un personaggio scomodo ma nello stesso tempo fa comodo agli affari e a tutto l’indotto strisciante e silente sugli immigrati. Se altri paesi non lo hanno voluto arrestare nonostante un mandato di cattura internazionale, perchè lo doveva eseguire l’Italia e non il paese prima? E comunque questa CPI mi sembra che non conti niente quando ci sono inciuci occidentali.
    Se Almasri lo consegnavano al tribunale dell’Aja avrebbe aperto il vaso di pandora e aprire quel vaso è molto pericoloso e inquietante. Meglio se lo portiamo a casa sua e lasciamo il mondo com’è. Magari fra qualche mese avrà qualche incidente e avremo risolto tutti i problemi. Invece ora qualche problema lo creerà Trump perchè ha deciso di desegretare gli omicidi di Kennedy e Martin Luther King e dai primi documenti già fanno capire come funziona la democrazia. Quindi questo episodio rientra in uno dei tanti che dimenticheremo!

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  2. Nessun filo logico. Se Almasri lo consegnavano al tribunale dell’Aja avrebbe aperto il vaso di pandora, meglio portarlo a casa sua con un volo di stato e lasciamo le cose come stanno… ma che ci ficca il PD che sguinzaglia i cani, in questo? Tristi momenti sfociano in angoscianti discorsi che non si chiudono.

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