(L’Annunciata – Antonello da Messina – olio su tavola 1475 – Palazzo Abatellis – Palermo)
Carissimi Confratelli e Consorelle,
L’“Adventus Domini” riguarda il ritorno di Gesù Cristo, la parousia del Signore, la sua apparizione. Egli è venuto e ha assunto la forma di servo, si è fatto schiavo, obbediente fino alla morte, la morte di croce.
Verrà di nuovo. Verrà allora nella sua gloria, nella sua potenza, nella sua onnipotenza, nel suo dominio regale. Allora tutte le ginocchia si inchineranno a lui: in cielo tutti gli angeli, sulla terra tutti gli uomini, negli abissi tutti i demoni e le potenze. E tutti capiranno: Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. Che giorno!
Quel giorno verrà. È più sicuro di qualsiasi altra cosa. Perché il Messia tornerà in mezzo alla vita, in mezzo al tran tran quotidiano. Due uomini possono essere fuori nel campo e uno viene preso, mentre l’altro rimane; due donne possono macinare il grano e una viene presa, mentre l’altra sta indietro. Siate dunque consapevoli! Così Gesù descrive gli ultimi giorni del mondo, “i giorni del Figlio dell’uomo”.
Gesù si definisce il Figlio dell’uomo, un antico titolo ebraico per la figura celeste che appare nei tempi finali. È un titolo messianico, che sta proprio a significare la sua divinità, come si legge nel profeta Daniele: Poi vidi nelle mie visioni notturne: Ecco, con le nubi del cielo veniva uno simile a un figlio d’uomo. Andò dall’Antico dei giorni e fu condotto davanti a lui. Ricevette il dominio, l’onore e il regno. … Il suo regno è un regno eterno, non passerà; il suo regno non perirà mai (Dan 7,13ss).
Temo che i cristiani, non da ultimo nei paesi cristiani consolidati e antichi dell’Occidente, abbiano un atteggiamento un po’ sudato e imbarazzato nei confronti di questo, del messaggio della venuta di Cristo nella gloria, del fatto che questo mondo, questo secolo, finirà e il regno di Dio irromperà. Forse perché siamo diventati così strettamente legati a questo mondo?
La vecchia teologia liberale ha tolto tutto ciò che di divino c’era in Gesù. Tutto ciò che rimaneva era qualcosa che assomigliava più a un umanista religioso ben vestito. Più tardi gli studiosi del Nuovo Testamento scoprirono che Gesù apparve ai suoi tempi come un profeta apocalittico, un profeta della fine. Predicava un mondo nuovo e raccoglieva un popolo di credenti e seguaci.
Questa era la fede che dava ai martiri il coraggio di testimoniarlo fino alla morte e ai confessori il coraggio di confessare. È questa fede che risuona in tutta la liturgia eucaristica: La tua morte proclamiamo Signore e la tua risurrezione lodiamo, finché tu venga!
È questa fede che spinge alcuni a dare la propria vita come segno del regno in cui “non ci si sposa e non si dà in matrimonio, non si compra e non si vende”. Perciò vendono tutto ciò che possiedono e lo danno ai poveri. Che si tratti di celibato o di povertà evangelica, sarà un segno di un mondo diverso, su una scala diversa.
Molti obietteranno che l’attesa del Regno elimina il nostro impegno e la nostra cura per questo mondo e per la vita nella società. Tuttavia, è vero il contrario. Colui che può cambiare il mondo è colui che è libero, che non è bloccato fino alle orecchie. Per cambiare il mondo occorre un punto fermo, un punto fermo al di fuori di tutto ciò che va e viene, nasce e passa.
È il momento di liberare la nostra visione. Tutto ciò con cui lottiamo va a posto quando vediamo che stiamo per incontrare il nostro Dio! Preparati, Israele, dice il profeta Amos, preparati a incontrare il tuo Dio (4,12). Quando te ne rendi conto, ci sono molte cose di cui puoi fare a meno, molte cose che puoi sopportare, molte cose che devi risolvere. Non più tardi, ma ora. Il cristianesimo non è uno stile di vita nel mondo, la chiesa non è un club. Crediamo in Colui che porterà nuovi cieli e una nuova terra. Già ora incontra gli uomini, oggi come quando le parole del Vangelo suonarono per la prima volta. Questa è una parola predicata in fretta, per essere accolta in fretta. Proprio come Israele doveva consumare il pasto pasquale in fretta, con i lombi cinti. Quando Dio agisce e chiama, dovete sapere cosa volete, dovete aver già deciso ed essere pronti.
Egli dice: “Vengo presto” e la Chiesa risponde come sempre: Maran atha! Vieni, Signore, Gesù! Molti non ti aspettano. Tutto continua come prima. Ma noi sappiamo che verrai, che apparirai; ti aspettiamo! Vieni, sì vieni, Signore Gesù!
+ Ottar Mikael Myrseth, ECLJ
Vescovo Ordinario della Chiesa nordica cattolica in Scandinavia