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“La solitudine di Israele” di Bernard-Henri Levy a Pordenonelegge

Tempo di lettura: 2 minuti

Foto: Giannino Ruzza

Il libro, presentato da Fabio Gambaro, è stato scritto dall’autore subito dopo gli eventi tragici del 7 ottobre con gli attacchi ai kibbutz israeliani attorno alla Striscia di Gaza. Eventi epocali che cambiano la storia. Lo scrittore dedica il libro alle conseguenze di questo episodio, e tutto quello che ha prodotto, al ritorno dell’antisemitismo, alla guerra in corso a Gaza, al diritto di Israele di difendersi. Senza tuttavia sfuggire alle contraddizioni di questa sua posizione, analizzate ed esposte in questo appassionante libro. La solitudine di Israele, in realtà, ha un doppio significato: concreta, da una parte, dopo l’8 ottobre, “esprit du judaisme”, dall’altra.

B.H. Levy

Io penso che in questa guerra contro Hamas Israele sia sola. Quando gli Stati Uniti hanno sferrato la loro guerra contro al Qaeda dopo le torri gemelle, il mondo intero era con loro. C’era un consenso mondiale di dover sconfiggere al Qaeda. Nessuno si poneva domande, quando andavano ad attaccare i talebani in Afghanistan o quando la Francia è stata attaccata dal terrorismo nella vicenda del Bataclan e Charlie Hebdo quando ha deciso di cercare i terroristi a Mossul, il mondo intero stava dalla parte della Francia. L’ho potuto constatare con i miei occhi, ero a Mossul con una telecamera sul campo di battaglia e quindi ho girato un film che si intitolava “La battaglia di Mossul” per una rete televisiva francese. Vedevo militari francesi, aerei americani, tutti uniti contro lo stato islamico, contro Daesh. Questa volta è la stessa cosa, non c’è più al Qaeda, non c’è più Daesh, c’è Hamas, cambiano gli attori ma la sostanza è la stessa. La fase numero tre della stessa storia. Questa volta non vedo soldati francesi, non vedo operazioni congiunte con nessun tipo di alleato. Dicono a Israele “fai la pace, negozia, cerca la pace, non attaccare certe parti del territorio”, mai cose dette in occasione di Mossul, città gioiello dell’umanità che è stata completamente rasa al suolo dalla coalizione internazionale che appoggiava l’Iraq. Quando è Israele ad attaccare Hamas, gli si chiede di trattenersi, di fare un accordo di pace.

La solidarietà verso Israele è durata pochissimo, il sentimento di orrore davanti al terrore di Hamas è durato molto poco. C’è stato subito lo sforzo per cancellare il 7 ottobre. Sono stati due gli eventi: il primo, visto come un avvenimento folgorante, il secondo, più lentamente, la cancellazione del primo, avvenuto quasi dappertutto con forme diverse. Alcuni hanno detto che non era successo veramente così, che erano stati gli israeliani stessi a stuprare le donne nei kibbutz, mentre altri non facevano altro che minimizzare l’orrore. Dicevano “bisogna verificare il contesto, ci sono delle radici da approfondire in questo errore, gli assassini sono in realtà dei combattenti, sono un movimento di liberazione, perso un po’ nei propri principi, ma pur sempre un movimento di liberazione.” Ci sono state anche le Nazioni Unite che a tutti i livelli della scala gerarchica hanno fatto di tutto per negare, cancellare tutto quello che era successo. Una cosa iniziata subito.

Perché? si chiede Levy. Ci sono due ragioni possibili, peraltro compatibili: la prima riguarda Israele. Da 75 anni a questa parte, tutta una parte del mondo, per la quale Israele è una sorta di colpevole morale permanente, tutta una parte del mondo che trovava perfettamente legittima l’esistenza di Israele, ma ritiene normale la riprovazione profonda di Israele da parte dell’Onu, ora, il fatto è che l’antisionismo è diventato una religione mondiale, c’è l’idea che Israele, in quanto tale, è illegittimo, e non avrebbe quindi motivo di esistere qualunque sia il suo governo. A questa idea una parte del mondo è ancorata. La seconda ragione che forse possiamo capire meglio, altrettanto non scusabile, è che le persone hanno paura, hanno più paura di Hamas che all’epoca di al Qaeda e Daesh. E perché hanno più paura? Ritorno un attimo all’interno della solitudine però alla rovescia, al Qaeda era solo, un gruppo isolato che il mondo intero detestava, l’Isis era isolato, aveva dei territori a Mossul e a Rakka e nessuno stato al mondo lo sosteneva. Hamas è un’altra cosa, dietro di loro ci sono stati molto potenti come Siria, Iran, Russia, adesso sappiamo che l’attacco del 7 ottobre è stato preparato con l’accordo dei russi, e fornisco prove nel mio libro. Hamas significa Turchia, alleata dell’Occidente, membro della Nato, che la sera stessa del 7/10 si è congratulata con Hamas: “Giorno di liberazione e gloria” e ha condannato Israele. C’è tutta una parte del pianeta che sostiene Hamas. E’ un paradosso mostruoso, ma è la verità. La democrazia israeliana è sola, contrariamente alla Francia e l’America, proprio nel momento in cui il terrorismo è molto esteso e mille volte più potente dell’Isis e al Qaeda. Quindi veramente un mondo alla rovescia. Ma è anche una sorta di paradosso della nostra epoca, di sgomento, di paura mondiale, lo spirito di Monaco non è solo francese o inglese, è un sentimento trascendentale comune a tutte le democrazie del mondo, compresi gli Stati Uniti. Ho presentato il mio libro negli Stati Uniti, sono tornato ieri, e ho percepito che c’è proprio questo spirito di Monaco all’americana. Una paura paralizzante. Proprio nel momento che dovremmo essere più coraggiosi, perché il terrorismo non è mai stato così tanto minaccioso, invece siamo maggiormente timorosi.

 Debolezza delle democrazie.

Lei ha mai visto un paese più che in guerra, in guerra esistenziale direi, dove c’è metà della popolazione nelle piazze per contestare il governo?

In Francia io non ho mai visto nulla di simile. Quando ero bambino c’era la guerra di Algeria, se mai metà della popolazione francese fosse scesa nelle piazze, posso dirvi che le prigioni sarebbero state piene. E non ho visto neanche negli Stati Uniti dopo l’11 settembre. Sono state adottate delle leggi che hanno molto molto limitato la libertà personale. Oggi si può dire quello che si vuole su Israele e il suo governo, e io penso male del governo israeliano, ma comunque resta il fatto che una grande fetta della popolazione israeliana è nelle piazze e nessuno glielo impedisce. Proprio in questo momento che la democrazia dovrebbe essere unita, davanti al proprio esercito che combatte. Ci sono cose esemplari nella democrazia israeliana, la gente sa per esempio che in Israele c’è il 20% della popolazione, araba, musulmana e in più antisionista, non tutta ma la maggioranza. Cioè il 20% dice che lo stato di Israele non dovrebbe esistere. Sono cittadini a pieno titolo, hanno partiti politici che li rappresentano alla Knesset (parlamento) partecipano al dibattito, si scagliano contro il governo se necessario, mi chiedo se in Italia e Francia una cosa del genere potrebbe esistere. Adoro il mio paese, la Francia, forse il 7-8-10 per cento dei cittadini francesi di origine araba, si riconoscono in quanto musulmani. Già questo pone molti problemi a diversi francesi, soprattutto a Le Pen e Bardella, li disturba non ho capito bene perché. Immaginiamo per un secondo che questi cittadini francesi vengano riuniti in partiti che dicono che la Francia non dovrebbe esistere, che è un paese illegittimo, Bardella non prenderebbe il 30 per cento, non oso immaginare cosa accadrebbe. Sono francese, sono europeo, lo riconosco è una situazione unica nelle democrazie il caso di Israele.

Israele è costretta a difendersi in una guerra che non voleva. Cosa risponde a coloro che contestano?

Parliamo di vittime innocenti, io sono un militante dei diritti dell’uomo e ho costruito la mia opera in una idea semplice, una vita è una vita, niente vale una vita, e non si deve scegliere tra le varie vittime. Chiunque la pensi diversamente la pensa da barbaro. Posso dire che ho pianto per le vittime del Ruanda per quelle del Darfur, per tutte le vittime delle guerre, ho pianto per le vittime del 7 ottobre, e piango anche per le vittime innocenti palestinesi. Sono stato in Afghanistan con il presidente Chirac, inviato nel 2001-2, bombardavano a manetta sul territorio e non ho mai visto un volantino che avvisasse la popolazione di quanto sarebbe accaduto. Israele invece avvisa 2 o 3 giorni prima, avverte per consentire ai civili di evacuare, apre corridoi e lancia volantini alla popolazione 24 ore prima di un attacco avvisando la popolazione di quanto accadrà in modo che ci sia il minor numero di vittime civili. Fin dall’inizio della risposta israeliana, c’è un cessate il fuoco quotidiano che consente di uscire da una zona, “attenzione, stiamo arrivando”. Non è mai successo, è un errore tattico, manca l’effetto sorpresa. Perché? Lo si fa perché si sa che ci saranno vittime civili e ancora di più in una guerra in cui si sa che Hamas vuole che ci sia il più alto numero di morti.

 Morte dei civili

La strategia di Hamas è fare in modo che le vittime siano il più alto numero possibile, per Hamas è una forma di vittoria. Hamas tutte le sere dà dei numeri, sono schede di vittoria, un governo non solo che si ripara dietro i civili, ma misura il proprio successo dal numero di vittime nella sua popolazione. Le cifre non le conosce nessuno, oggi no, forse un giorno sapremo. Cifre che vengono da una parte senza nessun sistema di verifica, prese come oro colato da tutta la stampa internazionale. Una volta si diceva: questi sono i dati che provengono da Hamas, non si dice più. Non conosciamo la proporzione tra civili e combattenti, mi assumo la responsabilità, mi prendo il rischio: il giorno in cui sapremo, vedremo che la proporzione dei combattenti è estremamente elevata.

La trappola

Israele è caduta in trappola, tutto è una trappola, i tunnel che partono sotto le scuole dei bambini, l’ingresso in una scuola materna…L’altra trappola è legata ai due obiettivi principali della guerra: il primo è liberare gli ostaggi, il secondo impedire a Hamas di ricominciare. L’altra ipotesi è: dobbiamo abbassare la schiena? Dobbiamo aspettare che ci sia un altro 7 ottobre? Dobbiamo lasciare che Hamas trionfi? Ma i due obiettivi non si possono raggiungere contemporaneamente. Anche questo è una trappola: Israele deve assicurare il più basso numero di morti civili palestinesi, il che lo costringe a una guerra che durerà a lungo.

Hezbollah

La milizia libanese ha iniziato a lanciare razzi fin dal 7 ottobre nel nord di Israele. Cosa sarebbe successo se Israele non avesse reagito? La dottrina terrorista dice che Israele deve essere sradicata. Dice che un milionesimo della terra è occupato da Israele ma contro questo milionesimo di terra c’è una coalizione che ritiene che Israele non debba esistere.

 Allora come se ne esce?

Se ne esce solo vincendo. La sola soluzione è che Israele vinca, dissuadendo l’Iran dall’intervenire, persuadendo la popolazione palestinese che Hamas è una cattiva opzione e che non è il futuro. I palestinesi devono capire devono togliersi dalla testa che Israele possa scomparire. Devono vedere il fallimento di Hamas. Hamas deve essere spazzato via. A me non piace parlare in questi termini, io sono un uomo del compromesso, ma qualsiasi forma di compromesso sarebbe la vittoria di Hamas. Oggi in tutto il mondo arabo e anche oltre il mondo arabo, penserebbero che Hamas è una buona idea. “Sono dei campioni, forse riusciranno a far piegare le ginocchia a Israele e all’Occidente”. Bisogna convincerli del contrario, che Hamas è una cattiva idea e che anche per i palestinesi si tratta di un vicolo cieco.

Il Talmud dice che sono garanti di tutti gli uomini

Israele rischia di perdere la propria anima, rischia di vedere offuscata la propria immagine, di perdere gli alleati, forse c’è anche il rischio dentro Israele, ma viviamo in un mondo di merda, e quindi anche noi diventeremmo delle pessime persone. Conosco bene il paese, so che è abitato da persone che non hanno rinunciato a farsi garanti della vita altrui. Questa sera faccio un’altra scommessa. Quando la leadership palestinese ammetterà l’esistenza dello stato ebraico, accetterà la partizione della terra, c’è abbastanza spazio per entrambi, allora la maggioranza degli israeliani, dirà: facciamo la pace, costruiamo uno spazio di prosperità. Ok, accettiamo il piano delle Nazioni Unite, ok, quel giorno, e non ci vorranno 75 anni, neanche 75 giorni, 75 minuti forse, perché la maggioranza degli israeliani, dica: Osanna, hallelujah, facciamo la pace.

Soluzione due stati

Io credo ancora alla soluzione dei due stati, ma non se lo stato palestinese fosse diretto da Hamas, no, perché diventerebbe un’enorme rampa di lancio. Sharon nel 2005 ha lasciato Gaza, credendo che ci fosse un governo disposto a costruire, si illuse. Gli israeliani devono stare molto attenti e ricordare il 7 ottobre. Della soluzione a due stati non desidero parlare ora, non è il momento, come c’è un momento in cui si deve riconoscere lo stato palestinese e quel momento non è ora. Sarebbe come dare una ricompensa a Hamas. Se pretendi la fine della guerra, quello che dicono i pacifisti, in verità è “fate il 7 ottobre, quello che avete voluto e non avete ottenuto lo otterrete”. E’ il messaggio ai terroristi del mondo intero: stuprate donne, bruciate bambini, prendete ostaggi e vi daranno tutto quello che volete per terrore. Soluzione dei due stati: domani sì, oggi no.

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2 commenti su ““La solitudine di Israele” di Bernard-Henri Levy a Pordenonelegge”

  1. Questo 7 ottobre ormai è diventato il cavallo di battaglia per fare pietosismo e nascondere la malvagità degli israeliani. Dopo la sproporzionata reazione del 7 ottobre e dopo avere sterminato oltre 40 Mila palestinesi innocenti e distrutto l’80% delle loro abitazioni creando di fatto il Ghetto di Gaza, ora si passa al Libano. Le televisioni con tutti i tirapiedi e gazzettieri con a corredo gli immancabili intellettuali di regime, ci spiegano da circa un anno che sono tutte azioni difensive. Chi si permette di fare delle obiezioni sul modo e sui metodi di difesa degli israeliani sarà accusato e infangato di antisemitismo. Ormai non puoi criticare Israele se non sei un antisemita o un simpatizzante dei terroristi.
    L’attentato dei cellulari esplosivi e tutti gli altri apparecchi elettronici è stato possibile solo grazie a Vidisco. Vidisco è il software utilizzato dall’84% degli aeroporti per individuare armi ed esplosivi tramite i metal detector. Vidisco ha consentito al Mossad di far passare i telefonini esplosivi. In pratica abbiamo dato la sicurezza degli aeroporti ai terroristi israeliani. Israele decide cosa può passare dagli scanner degli aeroporti. Ci hanno parlato da 20 anni del terrorismo islamico facendocelo entrare fin dentro alle ossa ma l’unica vera minaccia a questo punto è quella del terrorismo sionista. La verità è che molti, nonostante sappiano benissimo come funziona il gioco e come lo fanno funzionare, stranamente sposano le versioni ufficiali del passato pietoso degli ebrei per farsi le loro ragioni ma trascurano quelle attuali. Davanti a Israele e i suoi misfatti non c’è nessun garantismo e tantomeno uno stato di diritto, tutto continua a rimanere impunito al popolo eletto da Dio.

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  2. Tralasciando l’erroneo utilizzo della parola antisemita (gli ebrei in Israele non sono semiti, dimostrato storicamente), e tutti gli altri discorsi inerenti al Qaeda ed il terrorismo islamico, vi e un fatto che i giornalisti e gli opinionisti tralasciano volutamente sul 7 ottobre, questo poiché porrebbe l’attenzione sulla matrice religiosa talmudica alla base della politica di quanto sta facendo, ed ha fatto nei decenni, Israele.
    Non sarebbe più possibile menzionare il fondamentalismo islamico, e non si potrebbe più parlare di modello di democrazia per Israele.

    Abu Obaida, portavoce delle brigate al-qassam, ha dichiarato ben due volte le cause dell’attaco del 7 ottobre…

    Proprio perché il conflitto non va letto in chiave religiosa solo da una parte, bisognerebbe prestare attenzione a queste dichiarazioni, al perché sembrino irrilevanti ai media ed a quanto invece sta accadendo ed alle conseguenze, guardandole se si preferisce da un punto di vista laico, ma obiettivo.

    In poche parole, mentre il conflitto verte ufficialmente su temi di occupazione, ostaggi, democrazia, terrorismo, fondamentalismo islamico, ciò che avviene per mano di Israele, e la volontà di distruzione della moschea di Al-Aqsa e compimento delle profezie.

    Il punto in cui sorge la moschea, e sacro per musulmani e ebrei, Nello stesso luogo, si trovavano sia il primo che il secondo tempio ebraico, distrutti entrambi.

    Tutti sappiamo che lo scopo del sionismo e arrivare alla ricostruzione del tempio, in seguito al quale il Messia arriverà ed il popolo ebraico potrà ristabilire la propria fede con Dio e ricostituire l’alleanza.
    Il terzo tempio dovrà essere costruito proprio dove ora c’è la moschea, che dovrà ovviamente essere distrutta.

    Nel ’67, Israele riuscì a prendere Gerusalemme, era volontà di Dio, dicono, ma sulla ricostruzione del tempio nulla e mai stato dichiarato perché avrebbe voluto dire essere annientati da tutto il mondo musulmano, fino ai giorni nostri.

    Il Temple Institute, e un’organizzazione di livelli importanti che lavora dietro le quinte in questo senso, si predispone con tutti i materiali e rituali religiosi del caso alla ricostruzione, accoglie fondi a vagoni, e collabora con i cristiani evangelici che vedono nella ricostruzione del tempio il ritorno del Messia, l’avvicinarsi dei tempi ed il giorno del giudizio, quindi un’alleanza di comodo e stata stretta.
    Per i cristiani in generale, li siederà l’anticristo che governerà il mondo.

    Proprio perché Israele non è una democrazia, ma uno stato teocratico, una parte della Knesset si dedica attivamente nella rivendicazione di diritti sul Monte del tempio. Le persone che fino a poco tempo fa pregavano in quel luogo, venivano arrestate (regole religiose), ora non più, ed in questo si vede il preludio alla ricostruzione del tempio.

    Rimangono due problemi.
    Il primo è la moschea.
    Con la scusante di scavi archeologici di cui parlavo, vietati ai palestinesi, il temple institute si pensa stia in realtà scavando al di sotto della moschea, mettendo a serio rischio le fondamenta, con il rischio di crolli, tanto in profondità stanno lavorando.
    Sono documentate crepe vistose e cedimenti su muri e soffitto, con richieste di intervento di recupero ignorate costantemente da Israele.

    Tutto quello che sta compiendo il sionismo, non è assolutamente condiviso dalla comunità internazionale ebraica ortodossa, che non vede in Israele nessun diritto ad essere una nazione, essendo Israele un popolo spirituale. Sionismo/Talmud.

    Il secondo problema, e qui riguarda i moniti lanciati al mondo musulmano dal portavoce Obaida, riguarda il rituale secondo cui prima di iniziare la ricostruzione del tempio, sia necessario sacrificare una giovenca rossa per purificare gli ebrei ed iniziare finalmente i lavori.

    Ebbene, questo animale, deve possedere delle caratteristiche molto particolari per poter essere sacrificato (non entro nei dettagli), tanto che è di una rarità assoluta.
    In Texas, nel 2022, il temple institute ne ha trovati 5 a quanto pare puri come richiesto, ha speso mezzo milione di dollari (500.000 usd!), e li ha portati in una fattoria segreta, ed ha acquistato il terreno dove già è pianificato si debba compiere il rituale.
    9 vacche sono state già sacrificate nella loro storia, la decima rappresenta la predisposizione all’arrivo del Messia.

    Tutto questo mentre il movimento che si sta creando intorno al temple institute, coinvolge sempre più entusiasticamente la popolazione per l’avvento di questa nuova era.

    Al di là delle profezie, cosa succederebbe se la moschea fosse distrutta?
    Cosa sta facendo Israele se non i preparativi per la ricostruzione del terzo tempio che fa parte del credo sionista, che governa il paese?
    I palestinesi sono considerati come guardiani della moschea, come reagirebbe il mondo musulmano?

    Bisogna prendere atto che entrambi gli schieramenti rappresentano estremismi religiosi, con l’unica evidenza dei rapporti di forza diversi (anche se sul campo Israele con gli hezbollah sarebbe in netto svantaggio), e con l’evidente massacro che si sta compiendo.

    Nessun diritto di difesa, nessun modello di democrazia. Israele sta portando avanti un piano governativo sionista basato su talmud con l’intenzione di realizzare le profezie, sta accendendo una polveriera per scopi religiosi.
    Non ha mai visto nessuno come città le scritture Netanyahu?
    Fondamentalismo, altro che democrazia, avversato dalla comunità ebraica dentro e fuori Israele.

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