Cerca
Close this search box.

Arrigo Sacchi interviene a Pordenonelegge: “Chi sono gli eroi”.

"Il realista visionario. Le mie regole per cambiare le regole". Libro di Arrigo Sacchi e Leonardo Patrignani.
Tempo di lettura: 2 minuti

foto: Giannino Ruzza

Ha esordito così questa sera al Capitol di Pordenone il profeta di Fusignano, colui che ha innovato il gioco del calcio in Italia, Europa e nel Mondo alla fine degli anni ’80. Sacchi nel suo intervento assieme a Leonardo Patrignani, con la presentazione di Antonio Bucci, ha posto una domanda: chi sono gli eroi?  “Gli eroi – ha detto – sono coloro che fanno tutto quello che possono, non solo nel calcio ma anche nella vita”. Ha parlato dell’esperienza personale come allenatore, della rivoluzione attuata nel calcio e dei valori che ritiene fondamentali non solo in questo sport ma in tutti gli ambiti. A questo proposito ha ricordato la figura del padre imprenditore che ripeteva che prima di assumere un dipendente doveva conoscerlo e accertarne l’affidabilità, perché “una mela marcia ti rovina tutto il cesto”. Ha anche parlato della politica e della sua invasività, del popolo italiano, “difficilissimo”, dell’ignoranza, invidia e furbizia, caratteristiche degli italiani. “Siamo un popolo difficilissimo, la politica entra in tutti i settori”,  ha ripetuto più volte. L’unica volta che non l’ha fatto e quando ha frequentato il corso di  allenatore a Coverciano con l’allora presidente della FIGC Allodi  davvero straordinario a tenere fuori dalla porta la classe politica guidata dall’allora primo ministro Giulio Andreotti. “Fino al 1800 il nostro Paese acculturava il mondo – ha aggiunto – oggi i nostri ragazzi vanno a lavorare all’estero. Ritornando al calcio che ha assorbito buona parte della sua vita e regalato tante soddisfazioni, ha sottolineato che la coesione e il gioco di squadra sono tutto. Il Milan era questo, un gruppo forte, coeso e quindi imbattibile. Con ironia ha raccontato alcuni aneddoti divertenti come quello della trasferta in cui mancavano, perché infortunati, quattro pilastri del Milan: Ancelotti, Van Basten Gullit e Donadoni. Durante il volo per un pauroso vuoto d’aria Sacchi aveva sbattuto violentemente la testa contro la capelliera. Il giorno successivo Ancellotti lo chiamò e scherzando gli disse:  “mister se vi succedeva qualcosa non sareste finiti neanche in prima pagina”. Fragorosa risata del pubblico in sala. E ancora, “Una volta ci è capitato di rimanere in dieci per l’espulsione di un giocatore, giocavamo in dieci ma la palla ce l’avevamo sempre noi e non loro poverini…”. Altra risata.  Ha aggiunto che i giocatori si scelgono per la generosità, l’intelligenza, l’affidabilità  e senza il primario interesse per il denaro, altrimenti non si va da nessuna parte. “All’epoca eravamo talmente concentrati nel gioco che non ci aspettavamo, nemmeno Berlusconi che è stato un grande presidente,  che ci considerassero la migliore squadra al mondo. Parlando del suo lavoro ha distinto due categorie di allenatori: i tattici che sono il 100 per cento e gli strateghi. I primi aspettano gli errori dell’avversario i secondi hanno una visione e un obiettivo, e sanno come arrivarci. Oggi abbiamo nei campionati tutti giocatori stranieri già formati, perché? Perché da noi – ha concluso – mancano gli insegnanti”.

545827
© Riproduzione riservata

1 commento su “Arrigo Sacchi interviene a Pordenonelegge: “Chi sono gli eroi”.”

  1. In pratica Sacchi parla di calcio ma si riferisce al disagio politico che abbiamo oggi. Dove tutto si compra, tutto è comprato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articoli correlati

RTM per il cittadino

Hai qualcosa da segnalare? Invia una segnalazione in maniera completamente anonima alla redazione di RTM

SEGUICI
IL METEO
UTENTI IN LINEA
Scroll to Top