I recenti avvenimenti in Argentina (e nel mondo) rendono impossibile non intervenire nella discussione intellettuale nella necessaria comprensione di ciò che accade a rischio di rimanere ai margini della storia. Nella Repubblica Argentina si sta svolgendo un esperimento che si osserva con inquietudine e preoccupazione in molte parti del mondo. Se funzionerà sarà il colpo mortale per la vita democratica del paese e alimenterà i deliri di gruppi di potere in altre parti del mondo. Per questo si osserva con preoccupazione, per non dire panico.
Si dice alla gente che bisogna soffrire per stare meglio, essere umiliati per essere degni, morire per poter vivere. Come qui in Europa ci spingono verso la guerra, con sorprendente frivolezza, perché altrimenti la guerra verrà a noi, dicono.
Viviamo in una permanente banalizzazione della violenza; in una struttura sociale gerarchicamente sfruttatrice che disumanizza la donna e legittima il dominio di genere. Ci sono anche donne (Giorgia Meloni, Marine Le Pen, Diaz Ayuso) che difendono un patriarcato insopportabile che pretende di dominare tornando indietro nel tempo mentre ci dicono che andiamo avanti, portandoci nel XVlll secolo, nell’universo di Voltaire quando diceva con sarcasmo “Quando una signora dice Non vuol dire forse e quando dice Chissà vuol dire si e quando dice Si non è più una signora”. Dimenticano che siamo tutti venuti al mondo per la grazia di una donna. C’è una ultra destra analfabeta che da tanto moralizzare la politica ha politicizzato la morale.
Sentiamo e pensiamo, agiamo, sogniamo e soffriamo secondo un magma simbolico centrale, l’economia. Ci dicono che non c’è alternativa.
L’economia politica (diceva Foucault) è un dispositivo di governo fondato sull’autolimitazione. Nei movimenti liberali è un atto di restrizione a favore del mercato. Scommettono che la “concorrenza” elimini il conflitto sociale di classe (Je!) Invece, lo sguardo e il sapere si costruiscono collettivamente, in società, altrimenti è dittatura o pensiero unico. Il capitalismo tardivo convince le persone a non partecipare. L’astensione è già il più grande movimento politico contemporaneo. Oggi le bugie non hanno conseguenze per chi le genera perché la polarizzazione ha distrutto lo spazio comune, morale e Percettivo. Napoleone diceva che la guerra è quando il tuo governo ti dice che è il tuo nemico. La rivoluzione, invece, è quando lo dici tu stesso.
Oggi assistiamo alla morte della Narrativa. Non è strano che mi consiglino di “essere sintattico”, breve, conciso, andare “al punto” o dire “in una parola” o “per dirlo in modo semplice”. È la morte dell’Argomento, di tutto ciò che dovrebbe essere ragionato. È la scomparsa (drammatica) della giustificazione di tutto ciò che ci accade. La morte del racconto del nostro presente. Intuisco che queste poche righe che ho appena scritto saranno faticose da leggere per molta gente che cerca “un riassunto” o “informarsi dai titoli”. Cosa che può essere verificata ogni giorno che siamo inondati da un fiume di incessanti informazioni, una cascata di dati e di date e fatti che devono essere sintetizzati di fronte all’incontenibile quantità di notizie che non informano più ma che producono un bagno di emozioni e sensazioni incontrollabili di paura, gioia, odio, apprensione o diffidenza o angoscia o esaltazione ipnotica, uno shock profondo (ay!) perché di tutto quell’incontenibile tsunami di dati non conserveremo quasi nulla, portandoci a ciò che Beckett chiamava i limiti del pensiero. Perché ricevendo quella valanga quotidiana di dati il nostro cervello, la nostra attenzione, il nostro IO più intimo, entra in coma profondo.
Ci sono persone che ancora dicono che in Italia durante il Fascismo erano tutti fascisti. Questo non è vero e le persone che lo dicono mentono o non sanno quello che dicono o forse sono loro stesse fasciste e non lo dichiarano per imbarazzo in un esercizio di orribile nostalgia. Ogni idea totale, chiusa su se stessa, che non ammette dubbi, è un’idea di reggimenti totalitari. Il totalitario non ammette contraddizioni né contestazioni né conflitti, non accetta di interrogarsi. Il trionfo della follia e del male è un segno dell’esaurimento dell’efficacia discorsiva. Oggi regna il numero, tutti parliamo di dati, di statistiche, di quantità. L’avanzata vorace del capitalismo finanziario provoca la distruzione della struttura sociale. Ma in ogni numero c’è una famiglia e in ogni dato c’è una donna o un uomo che perdono il lavoro o la dignità. La pietà non è più di moda e molti si burlano della misericordia come se fosse qualcosa di anacronistico.
Noi umani siamo animali simbolici e abbiamo fatto una scoperta da giganti inventando il linguaggio. Abbiamo inventato il privilegio degli dei (e anche i nostri dei) Ma quasi senza rendercene conto stiamo rinunciando al linguaggio e con esso alla nostra capacità di pensare, di immaginare e di narrare. Siamo sempre più vicini a diventare animali tecnologici, rinunciando alla scrittura e alla nostra stessa umanità. Perché solo così si spiega la crudeltà del presente, con la rinuncia alla nostra umanità. Sappiamo cambiare canale sui nostri televisori e sappiamo anche bruciare bambini con bombe al fosforo. Sappiamo inventare guerre e sappiamo fare videochiamate. Più della metà del pianeta muore di fame. In Africa le malattie (e le lotte tribali) uccidono migliaia di persone. Malattie che avevamo superato già nel XX secolo. Ci sono guerre dappertutto, radicate nel cuore stesso degli uomini. E nel frattempo, mentre tutte queste disgrazie ci perseguitano dobbiamo sopportare diversi idioti (l’attuale presidente dell’Argentina, per esempio) che ci assicurano che il capitalismo patriarcale è il grande progresso della civiltà.
Le società di oggi non funzionano più con la Ragione. Non si tratta di persuadere. La filosofia, storicamente, è la persuasione dell’altro, del simile, di chi ti ascolta. Socrate scommetteva sempre sulla retorica. Oggi la costruzione dell’opinione pubblica e del consenso si fanno attraverso posizioni che non sono razionali, ma affettive e incoscienti. Non si tratta più di avere il miglior argomento o di fare il bene comune, perché nessuno ascolta più nessuno. Si tratta solo di organizzare i Propri (per annientare il nemico)
Questa nota (mi sembra?) appartiene alla Letteratura della Delusione. Ogni documento di cultura è documento di barbarie.
Ruben Ricca (regista e autore)