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Elkann: testate in vendita. A rischio perdita posti di lavoro

Tempo di lettura: 2 minuti

“Nell’editoria italiana, per anni considerata un utile fiore all’occhiello di grandi famiglie e cordate il cui core business era altrove, è arrivata l’era delle dismissioni: irrispettose della storia dei giornali, del valore dell’informazione e pure, ovviamente, dei posti di lavoro dei colleghi. La Mondadori ha già svenduto il patrimonio dei suoi media e moltissime case editrici di periodici stanno seguendo lo stesso esempio. Ma ora viene pesantemente investito anche il mondo dei quotidiani con il gruppo Gedi che fa capo alla famiglia Elkann: secondo quanto è stato comunicato ai Comitato di redazione del gruppo dall’amministratore delegato, Maurizio Scanavino, tutte le testate o gruppi di esse sono in vendita, non escluse Repubblica e la Stampa, i due giornali più diffusi”. Lo scrivono in una nota l’Associazione Lombarda Giornalisti, l’Associazione Stampa Romana e l’Associazione Stampa Subalpina, che “si impegnano a mettere in atto quanto in loro potere per difendere le testate Gedi presenti sul loro territorio”. “Le nostre Associazioni regionali di stampa – prosegue la nota – ritengono che sia necessario chiedere un incontro urgente alle istituzioni politiche, anche locali e affermano con forza che uno dei gruppi editoriali più importanti del panorama nazionale non può trincerarsi dietro la riservatezza per un’operazione finanziaria senza chiarire le proprie reali intenzioni. In gioco non ci sono solo i posti di lavoro di decine e decine di colleghi, ma anche la difesa dell’informazione, messa a rischio dallo smantellamento di un gruppo così importante per il numero, la qualità e la diffusione territoriale delle sue testate. Riteniamo inoltre che sia necessaria una risposta compatta e unitaria di tutti i Cdr e di tutto il sindacato, nazionale e territoriale, per salvare un bene che consideriamo non divisibile e che non può essere frammentato. Come Associazioni territoriali, siamo quindi pronte a sostenere qualsiasi iniziativa che i colleghi del gruppo Gedi vorranno intraprendere in questa delicata fase che rischia di mettere a repentaglio il loro futuro professionale e quello economico delle loro famiglie, nonché il diritto all’informazione dei territori di riferimento in cui insistono le testate oggetto della vendita”.

Gedi in vendita? Mobilitarsi da subito su due piani: sindacale, con un raccordo stretto fra Fnsi, Cdr e Assostampa regionali per azioni di lotta mirate a tutelare posti di lavoro e dignità del lavoro, dei dipendenti e dei collaboratori; e politico-istituzionale per sensibilizzare governo e parlamento e i rappresentanti dei cittadini, dai sindaci ai presidenti delle Regioni, affinché prendano posizione per la tutela di insostituibili presìdi territoriali di pluralismo e di democrazia, nella convinzione che l’informazione – e nella fattispecie quella locale – sia un patrimonio che non appartiene solo all’editore di turno ma anche alle comunità di cui narra e con cui è cresciuta. E in questa battaglia è fondamentale la voce della cittadinanza, delle associazioni, degli altri sindacati, delle università, delle istituzioni civili e religiose.

Questo, in sintesi, il ruolino di marcia emerso nella riunione fra il coordinamento dei Comitati di redazione del Gruppo Gedi e la neoeletta segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, Alessandra Costante, invitata dai Cdr all’incontro al quale hanno partecipato anche i responsabili delle Assostampa regionali di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria.
«La scelta, non smentita, da parte della proprietà di mettere sul mercato le testate nordestine (la Nuova Venezia, il Mattino di Padova, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, il Piccolo di Trieste e il Messaggero Veneto) conferma la determinazione di smantellare quello che fino a poco tempo fa era il vanto di una delle realtà più solide dell’editoria italiana: il sistema delle testate e delle gazzette locali che si sviluppava dal Trentino alla Sardegna», ha rilevato il Sindacato giornalisti Veneto.
«Il sindacato non può impedire a un editore di vendere – ha detto, fra l’altro, Costante – ma può e deve attivare tutti gli strumenti sindacali e politici a disposizione per dare voce alle giornaliste e ai giornalisti Gedi e per vigilare su cessioni che mettano in pericolo non solo la continuità aziendale ma anche l’agibilità informativa».
Sulla vicenda sono intervenute anche le Assostampa di Lazio, Piemonte e Lombardia. «Nell’editoria italiana, per anni considerata un utile fiore all’occhiello di grandi famiglie e cordate il cui core business era altrove, è arrivata l’era delle dismissioni: irrispettose della storia dei giornali, del valore dell’informazione e pure, ovviamente, dei posti di lavoro dei colleghi», il commento dell’Associazione Lombarda Giornalisti, dell’Associazione Stampa Romana e dell’Associazione Stampa Subalpina che, in una nota, «si impegnano a mettere in atto quanto in loro potere per difendere le testate Gedi presenti sul loro territorio».

Le Assostampa, «pronte a sostenere qualsiasi iniziativa che i colleghi del gruppo Gedi vorranno intraprendere», ritengono inoltre che sia «necessario chiedere un incontro urgente alle istituzioni politiche, anche locali» e affermano «con forza che uno dei gruppi editoriali più importanti del panorama nazionale non può trincerarsi dietro la riservatezza per un’operazione finanziaria senza chiarire le proprie reali intenzioni. In gioco non ci sono solo i posti di lavoro di decine e decine di colleghi, ma anche la difesa dell’informazione».
La Fnsi, ha rassicurato nel corso dell’incontro la segretaria generale Costante, «richiede un tavolo istituzionale al governo per affrontare il caso delle testate Gedi. Il gruppo – ha concluso – rischia uno smantellamento che bisogna impedire».

Ansa/Fnsi/Ass/gr

 

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2 commenti su “Elkann: testate in vendita. A rischio perdita posti di lavoro”

  1. In effetti questi sono i fatti che si raccontano, più o meno, fare vittimismo invece di mea culpa!
    Io non capisco voi giornalisti, avete il coltello infilzato dal vostro padre padrone ed invece di dire le cose come stanno realmente, fate i pietosi e gli umiliati. Comprendo la vostra delusione, ma non eravate voi stessi i fieri sostenitori del libero mercato? E drizzatela la testa una volta per tutte!
    AAA Vendesi, questo l’impero mediatico degli Elkann. Ma chi compra un carrozzone mediatico che costa tanto e rende poco? Specie chi sa che anche i Rothschild (imparentati con gli Elkann) hanno difficoltà a trovare un socio per rilevare la quota della loro stessa banca, La crisi degli Elkann non è solo per il Gruppo Gedi, o la Juventus, va ben oltre. Quello della rottura con lo Stato profondo italiano! Quello Stato che non è lo Stato ma che manovra i pupi.
    Però tutto questo specie voi di Repubblica e La Stampa non lo dite, volete difendere il posto di lavoro ed essere ancora ubbidienti per avere la speranza che qualcuno salvi l’azienda ed ubbidisce al nuovo padrone raccomandato dagli Elkann.
    La mia domanda è: Ma in tutta questa faccenda, il PD dov’è?

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