
Sono iniziate le prime disobbedienze in Europa. Infatti, nelle ultime ore i governi di Portogallo e Spagna, si sono opposti alla proposta della Commissione europea di ridurre i consumi di gas del 15 per cento, nel pieno della crisi energetica che sta attraversando il Continente. La decisione di Spagna e Portogallo arriva in un momento in cui la Ue, nonostante l’aumento delle importazioni da Norvegia, Azerbaigian e Algeria e la triplicazione dallo scorso mese di marzo delle spedizioni di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti, è preoccupata per le scarse riserve di carburante che si prevede verranno stivate nei paesi dell’Unione per il prossimo inverno. Misure di emergenza che la Ue intende adottare almeno fino a marzo 2023, che fanno seguito alla controversia sulla fornitura di gas all’Europa nel contesto della guerra in Ucraina e le misure coercitive prese da Bruxelles contro Mosca. Il Governo di Madrid dal canto suo, attraverso una delle vicepresidenti Teresa Ribera, sulla questione si è espressa così: “La Spagna non sosterrà questa proposta. La misura non è né giusta, né efficace. Le famiglie spagnole non subiranno tagli di gas o elettricità nelle loro case. Qualunque cosa accada, la Spagna difenderà la posizione dell’industria spagnola”. Il Portogallo si è pronunciato nella stessa direzione e secondo il segretario di Stato per l’Energia, Joao Galamba, questa misura limiterebbe la produzione di elettricità da parte degli impianti a gas in un momento in cui il suo Paese sta affrontando un’estrema siccità. Decisioni e avvisaglie che precludono a un periodo che si prospetta molto difficile e pericoloso in una parte d’ Europa, sperando che non si trascini dietro nel tempo anche la produttiva parte restante, con l’intento di voltare completamente le spalle alla difesa dell’Ucraina contro l’invasione russa.