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Su due poesie dell’egiziano Hossam Barakat …di Domenico Pisana

Tempo di lettura: 2 minuti

Hossam Barakat, egiziano, vive al Cairo, è laureato in Lingua e Letteratura italiana presso la Faculty of Al-Alsun Ain Shams University, ed è un giovane esordiente che si è affacciato con grande passione alla poesia. E’ musulmano sunnita, di orientamento politico riformista, e diverse sue poesie vengono pubblicate dal blog “Alidicarta.it”.
Ci vogliamo occupare di due poesie di Barakat perché ci ha particolarmente colpito la dimensione esistenziale che le attraversa.
La prima poesia, “Di me ti dirò”, si connota come essenza di un’anima innamorata che, mediante l’uso e la semantica di immagini, rilegge se stessa ed esprime la bellezza di una relazionalità di senso. Il giovane poeta intreccia lemmi di rilevante significato: “assenza”, “anima indocile”, “naufrago”, “pupazzo”, “uomo alla deriva”, “fulgore”, “dolcezza”, dando vita ad una versificazione densa di rilievo umano.
L’amore è la ruota che fa muovere la vita del poeta, ma è anche “pena” durante la lontananza, è cedimento allo sguardo dell’amata, i cui occhi “inondano l’anima e la mente come se fossero un’alluvione.”
Hossam Barakat usa anche la metafora del naufragio. Si percepisce “naufrago” che si perde “nel mare della bellezza” dell’amata, esaltata come una “Venere che si è impadronita del suo cuore” e come “stella” che illumina l’oscurità della sua vita.
Con il ricorso all’anafora e ad uno stile semplice, il poeta egiziano tratteggia il mondo dei suoi sentimenti, dispiega nei suoi versi passione, delicatezza e tenerezza, la dolcezza di un amore i cui baci hanno il “sapore di fragole” e i cui sorrisi “sono come due ali di farfalla candide”.
I versi di Hossam Barakat non presentano raffinatezze linguistiche né alchemiche contorsioni formali, ma sgorgano dal suo cuore con parole semplici, naturali e umili, riuscendo a donare al lettore, con una prosodica musicalità, la bellezza di immagini che evocano coinvolgenti e universali emozioni insite nell’esperienza dell’amore. Egli, insomma, non ha alcuna remora a denudare il suo cuore e il suo “io”, portando sulla pagina il suo sentire caldo, sincero, capace di emozionarsi ed emozionare, e con un ritmo incalzante e travolgente che conquista, avvolge, prende l’anima con stupore e calore. In questa poesia ci sono infatti delle stupende “pennellate pittoriche” sull’amore:

– la tua candida pelle che mi fa venire i brividi appena mi tocchi;
– stupenda fronte che si vanta di una sconfinata dolcezza;
– smisurata tenerezza di cui sono intrise le tue braccia calorose;
– le tue carezze affettuose con cui sono un cane davanti ai tuoi piedi;
– seni incandescenti in cui si intreccia il mio presente al mio domani;
– il tuo bel viso che è il mio nervo scoperto.
Questa poesia d’amore di Barakat è dunque intrisa di dolcezza, intimità e sa offrire immagini in cui egli – come farebbe un pittore – trasfigura paesaggi interiori legati a stati d’animo e ad emozioni:

Di me ti dirò
Che sono condannato ad un destino crudele
Per Il tuo amore intorno a cui gira la mia intera vita
E che ho nel palato un sapore amaro come il fiele
Per la tua assenza che da sola è per me una pena infinita

Di me ti dirò
Che sono un’anima indocile che odia la sottomissione
Però mi sono già ceduto volentieri o controvoglia davanti ai tuoi affascinanti occhi
Che mi inondano l’anima e la mente come se fossero un’alluvione
Oltre alla tua candida pelle che mi fa venire i brividi appena mi tocchi

Di me ti dirò
Che sono un naufrago nel mare della tua bellezza
Perché sei una Venere che si impadronisce del mio cuore
Per lo splendore della tua stupenda fronte che si vanta di una sconfinata dolcezza
Come se fosse una stella che illumina il mio mondo oscuro col suo fulgore

Di me ti dirò
Che sono già scivolato nella voragine della tua anima bella
Per la smisurata tenerezza di cui sono intrise le tue braccia calorose
Perché appena mi stringi forte, ho sulla mia pelle una dolce sensazione
Come se fosse il sapore inconfondibile di una caramella
Nonché l’odore grazioso del tuo bel mento profumato di rose

Di me ti dirò
Che sono come un pupazzo nelle tue mani
Per le tue carezze affettuose con cui sono un cane davanti ai tuoi piedi
Oltre ai tuoi seni incandescenti in cui si intreccia il mio presente al mio domani
E che mi rapiscono in una maniera che non credi

Di me ti dirò
Che sono ossessionato con le tue guance splendide
In cui ad ogni bacio assaggio il sapore delle fragole
Perché con un ogni tuo sorriso sono come due ali di farfalla candide
Che mi fanno vedere i sogni con occhi aperti come chi sta vivendo meravigliose favole

Di me ti dirò
Che davanti alla tua euforia ed al tuo calore sono sconfitto
come se fossi un guerriero che alla fine si arrende
Per il tuo bel viso che è il mio nervo scoperto
Grazie allo sfarfallio delle tue ciglia stupende
Per cui senza di te io sono un uomo alla deriva il cui cuore ha molto sofferto
(Di me ti dirò)

Con la seconda poesia, “Una vita da egiziano”, Hossam Barakat ricorre ad un’ode civile che stigmatizza “un paese che sa di storia ma che vive in decadenza” , ove i sogni “evaporano” e dove c’è una apparenza di normalità a fronte di “riforme economiche(che) stanno schiacciando i denti”; i versi sono un “urlo di denuncia” che posa lo sguardo su “ingiustizie e iniquità”, sulle “deformazioni dell’economia”, su “poveri e disagiati”, su “politici che se ne fregano del progresso”, sulla ricerca del “Dio denaro che controlla così tutto da farti diventare matto”.
Barakat stigmatizza la società in cui vive e si fa interprete di un malessere che investe una comunità dove “si muore per ottenere il fabbisogno” e “prevale la corruzione”, notando con lucidità come sia il popolo a “pagare i debiti scaduti dei potenti”, ad “essere sempre colpevole di cose che non hai mai fatto”.
Egli si fa così cantore, nella propria terra, di un malessere sociale e concepisce la sua scrittura come la voce di uno che cerca la verità; i suoi sono i primi passi di un cammino che vede nella poesia uno strumento di comunicazione, una strada capace di “ri-fare l’uomo dentro”; sono passi che attestano come il poeta contemporaneo sia chiamato a farsi interprete, con la sua parola poetica, delle relazioni tra i popoli e tra i singoli uomini, superando la tentazione della chiusura delle frontiere, della rottura dei legami valoriali, della reificazione del potere politico ed economico, della rinascita dei nazionalismi e dei rigurgiti razzisti.
“Una vita da egiziano” è la voce di un poeta che sogna una rinascita sociale, sogno che, in fondo, accomuna tutto il mondo globalizzato, e che ci fa venire in mente le parole di Quasimodo quando nel suo “Discorso sulla poesia”(1953) dice che “la posizione del poeta non può essere passiva nella società: egli ‘modifica’ il mondo…Le sue immagini forti, quelle create, battono sul cuore dell’uomo più della filosofia e della storia…”:

Una vita da egiziano
A morire per ottenere il tuo fabbisogno
Nato in un terzo mondo dove prevale la corruzione
Con gli altri che si godono di avverare il proprio sogno
Mentre i tuoi si evaporano subito in sincronizzazione

Una vita da egiziano
A pagare i debiti scaduti dei potenti
Nato in un paese che sa di storia ma che vive in decadenza
Con i suoi disagiati che si diffondono dappertutto
ed i suoi poveri di cui le riforme economiche stanno schiacciando i denti
Mentre tutto è surreale e ci si inganna solo con l’apparenza

Una vita da egiziano
A subire sempre l’ingiustizia e l’iniquità
Nato in un paradiso senza i suoi angeli
Con la classe media che zoppica per il fuoco delle economiche deformità
Mentre il letame ci sta circondando da tutti gli angoli

Una vita da egiziano
A proteggere il tuo pesante patrimonio
Nato in una via lattea dove mancano le stelle
Con i suoi politici che se ne fregano del suo progresso
e che lo hanno divorziato dopo un breve matrimonio
Mentre si interessano solo ad approfittare delle sue risorse più lucrative e più belle

Una vita da egiziano
Ad essere sempre colpevole di cose che non hai mai fatto
Nato in un mare senza il suo arenile
Con il Dio denaro che controlla così tutto da farti diventare matto
Mentre il tuo presente ed il tuo futuro sta nelle mani di chi è ingordo e di chi è vile…….
(Una vita da egiziano)

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1 commento su “Su due poesie dell’egiziano Hossam Barakat …di Domenico Pisana”

  1. Grato ed onorato del suo apprezzamento, caro professore Domenico Pisana: Il suo apprezzamento mi ha aiutato ad essere conosciuto da parte di un ‘altra gente di un’altra cultura…… Grazie ancora di cuore……. La saluto, professore Pisana con stima e simpatia augurandole una splendida serata……

    Sinceramente

    Hossam barakat

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