In difesa dei loro diritti, 30 organizzazioni femministe della società civile uruguaiana si sono mobilitate oggi a Montevideo contro la violenza sessuale sistemica subita quotidianamente nel paese. Mobilitazione generale per dire stop alla violenza , dopo l’ennesimo episodio denunciato il fine settimana scorso in cui una donna è stata vittima di stupro di gruppo nel quartiere di El Cordon a Montevideo. La manifestazione “Mobilitazione Nazionale/Donne, promossa contro la cultura della violenza dentro e fuori le mura domestiche si è svolta in tutte le 19 province del Paese. “Quando veniamo violentate nel 90 per cento dei casi passa la versione che è colpa della vittima se succedono certe cose e, nella migliore della ipotesi veniamo bollate come esagerate”. Questo atto doloroso e oltraggioso dello stupro di gruppo di una donna nel quartiere di El Cordón, a Montevideo, dimostra chiaramente la veridicità delle nostre affermazioni”, hanno affermato le donne dell’Organizzazione. Dal canto suo, la deputata del Fronte Largo ed ex sottosegretario alla Salute, Cristina Lustemberg, ha fatto notare che «non si tratta di un episodio isolato. La cultura dello stupro nel paese è come una malattia: endemica. La Lustemberg, cita anche la denuncia lanciata dalla scrittrice, antropologa e attivista femminista argentina, Rita Segato. “Lo stupro non si basa sul desiderio sessuale, non è la libido incontrollata degli uomini a scatenare la violenza. Non è nemmeno un atto sessuale: è un atto di potere, di dominio, è un atto politico” ha affermato Rita Segato”. Secondo l’ufficio del procuratore generale uruguaiano, una donna su otto denuncia uno stupro mente le condanne per violenza sessuale si contano sulle dita di una mano. In caso di stupro, la possibilità di una condanna è 1 su 5. L’ufficio del Procuratore ha fatto sapere che nel solo 2020 sono state segnalati 3.387 stupri e violenze varie , di cui 80 per cento nei confronti delle donne. Grandi numeri che meritano una riflessione profonda della società civile.
- 20 Dicembre 2024 -