Una poesia dai toni delicati, dalle movenze meditative e poggiata su versi politematici, quella che il poeta arabo Ali Al-Hazmi offre ai lettori con la sua raccolta poetica “Una farfalla tatuata”, tradotta in Italia, dall’inglese, dalla poetessa Claudia Piccinno, e pubblicata dall’editore “Il Cuscino di stelle”.
Una silloge che già dal titolo contiene una prospettica dichiarazione di semantica, atteso che la farfalla nell’immaginario collettivo è il simbolo della bellezza naturale e della libertà, è collegata alla femminilità e, in natura, è il simbolo della metamorfosi, di ciò che muta, trasforma e “re-inventa” se stesso. Il poeta viaggia, in libertà, nell’ interiorità della sua vita, accorciando la distanza tra l’uomo, che è in lui, e la società. Ali Al-Hazmi si confessa come in una dolente meditazione, trasformando in versi il travaglio profondo, non soltanto proprio ma dell’uomo globalizzato, nel tentativo di dare risposte all’inquietudine di domande esistenziali ( “…Ho smarrito la primavera, /nel viaggio lontano /le passioni, /l’antico sussurro / il canto che mi portava a te…”, in Una farfalla tatuata, ) e affidandosi ai ricordi genitoriali della memoria rimasti indelebili lungo il cammino:
“…Infranti i sogni di mio padre affranto
troppo presto recisi,
le sue mani sulla fronte rugosa
– fango e dolore –
La calura
annientò mia madre
nel campo,
vicino alla sua ombra come cervo tradito…”
Ali Al Hazmi, nato a Damadd, Arabia Saudita, nel 1970, si è laureato in lingua e letteratura araba presso l’Università Umm Al-Qura – Facoltà di lingua araba, nel 1992. Nel 1985 ha iniziato a pubblicare poesie in diversi periodici culturali locali e arabi come The Seventh Day (Parigi), Creativity (Cairo), Nazoa (Amman) e The New Text. Ha partecipato ha numerosi Festival internazionali, tra i quali il Festival Internazionale di Poesia “Costa Rica” 2013, il Festival Internazionale di Poesia, VoixVives a Toledo, Spagna 2014; tra i suoi libri tradotti in altre lingue, segnaliamo Trees of Absence, versione in francese a cura di Lil-Dision – France 2016; Comfortable on the Edge, versione in spagnolo a cura dell’Università di Costa Rica Editorial 2013, House of Poetry Foundation; Comfortable on the Edge, versione in francese a cura di – Larmatin – Paris 2016.
Una farfalla tatuata è un testo poetico che intuisce il divario tra il comune operare umano e il tormento delle domande sul senso dell’essere e dell’esistere; divario che il poeta medita in solitudine (“In compagnia di me stesso / smarrito nel deserto / braccia aperte alle persone amate”, in “In compagnia di me stesso”) rivolgendosi costantemente ad un “Tu” dal volto femminile cui offre, con una bellezza d’immagini e una versificazione di tenera musicalità, la sua voce:
“…Tu ed io fragile onda anomala
un significato e il suo contrario
a malapena la confusione ci unisce.
La tua voce emersa dal labirinto
come grappolo di inviti
sulle praterie nel nuovo orizzonte.
Sei forse caduta, inconsapevole, nella mia orbita?
ho ignorato forse io l’intervallo di tempo
tra l’amore e la fine del piacere?
Ti rivivo mentre sei lontana,
nel passato,
ascoltando il verso della gazzella…”
(La mia voce mi riporta a te)
Questa voce è il carattere fondamentale della vita consapevole del sé, che – direbbe san Tommaso – è “desiderio di un bene assente”; la voce di Ali Al Hazmi, incastonata in un mosaico paesaggistico e di immagini (“colombi viaggiatori”, “palme”, “luna”, “mare”, “spiagge”, “nuvole”, “spine”, “chiodi”, “gabbiani”, “desiderio”, “battito di farfalle”, “baci”, “rose mute”, petali intrecciati, etc..) si riverbera in un “reale segnico” rimandando ad “altro”, a un “più in là”; ne nasce, così, una forte “analogia” di un poetare con il quale l’autore invita il lettore a tendere verso un orizzonte metapoetico. .
La farfalla tatuata di Ali Al Hazmi ci porta a pensare all’allodola del Pascoli; se per questi l’allodola era simbolo aereo dell’uomo che si apre a Dio e spende la vita per lodarlo, la farfalla di Ali Al Hazmi è il simbolo di una visione di vita che cerca la libertà, la bellezza, l’amore, il sogno, l’idillio di una condizione relazionale spesso difficile e complessa: forse il poeta vorrebbe essere quella farfalla splendente, appoggiarsi sui fiori colorati e respirare il loro profumo, ma sa di dover fare i conti con la terra, dove si consuma un’esistenza segnata di incontri, di raduni nelle piazze, di senso di frustrazione, di incomprensioni, di rapporti interrotti, di incontri consegnati all’oblio, di sogni, di cambiamenti, di imprevisti, di appagamenti di istinti, di speranze, di quella trasformazione e metamorfosi che diventano l’asse di un realismo che mette il dito sul “nunc fluens” della quotidianità:
“…Dopo l’oblio di occhi negli occhi
il tempo delle adorazioni smise il suo andare.
Dai fiori alle promesse
un bacio intrappolato nel mio sangue
il pulsare divenne gelo.
Oltre il vetro il verde velo dei narcisi
a dimorare nei loro sguardi, nei baci
nei petali intrecciati
specchio di loro vanità”.
(Incontro)
“Al calar del sole
il silenzio avvolge quartieri orientali
le strade portano i viandanti verso casa
di ritorno dagli strali del nord
nei fuochi d’altri appuntamenti,
residui dei profumi d’amore
rimangono nelle piazze
afrori tra ignari passanti.
E le sere
s’inebriano di labbra consumate.
(Le piazze)
“Nei marciapiedi di protesta
giovani corpi in fiamme nel gelo della notte
prima dei diletti sogni
impolverati stretti nelle giacche
sconfitti nello spirito.
Soli in attesa del giorno.
Nelle frette
tra le pozzanghere gli schizzi di auto impazzite
anarchiche illusioni.
L’ombra della frusta sui loro volti.”
(Frustrazione)
“Donne che appoggiano le spalle ai lampioni,
sull’uscio, al terminar del vicolo
nei traviati amori, nel riscatto
oltre le sbarre di uomini al tramonto
nelle gabbie, nelle illusioni
nello spezzare catene.
Lune ingabbiate da uomini contro,
nelle fughe nei fiori appassiti.
tentazione per passanti
giovani emozioni
corpi setosi, bianche di cipria
richiamano l’estasi con versi d’usignolo”.
(Schiavitù dell’istinto)
Nella trasfigurazione creativa di questi versi c’è davvero una pienezza di attenti e misurati sviluppi ritmici, si osserva la disposizione ad un ordinamento morfosintattico che evidenzia il superamento dei limiti spazio-temporali dell’esistenza umana.
Ali Al Hazmi cala, così, nella poesia le sue idee, le suggestioni più profonde di un “io” meditante che sente “l’urgenza di volare ancora/ di scavalcare le nuvole”; di un “io” che oggettiva i suoi sentimenti con la tenerezza del cuore ( “La farfalla superava la colomba /leggera e soave / verseggiava sui primordi di un amore, in Il sole d’agosto) e che affida alla sua “farfalla tatuata d’amore” il rimpianto, l’amarezza, il senso di solitudine con versi davvero toccanti e coinvolgenti:
“Non si curò di me
al tavolino nell’angolo a meridione.
Non s’accorse della mia solitudine,
dei cerchi di fumo
del mio sangue nell’avida sigaretta tra i denti.
Nascosto nel battito rosso del suo cuore,
una ciocca di capelli sulla tempia
rose come siepe a metà del volto.
Non s’accorse della mia, della sua
farfalla tatuata d’amore”.
(L’angolo più appartato)”
Leggendo questa silloge poetica, si rimane coinvolto da una versificazione che arriva come testimonianza d’anima, come sillabazione di ricordi, di sentimenti d’ amore vissuti e perduti, come colore di un tramonto. I versi sono l’esperienza dell’uomo, esperienza che passa, gioiosa e dolorosa, nella metrica delle immagini e nell’armonia dei periodi.
Molte liriche, infatti, indugiano sull’esegesi delle commozioni del poeta e non hanno dell’enfasi, ma costituiscono l’“humus” delle sue riflessioni e del suo tormento, dei suoi smarrimenti e delle celeri pulsazioni del suo cuore:
“…In un cupo silenzio
scorre il fiume di volti e memorie
profuma il frutteto dell’infanzia.
Quella tazza è una finestra sui sogni,
una mano che sfiora il giorno
l’oscurità della tua anima
i polmoni aspri del mondo.
Il nero caffè che ribolle l’anima
un giorno schiarirà i pensieri”.
(La tua anima di luce)
La poesia di Ali Al Hazmi è, insomma, un colloquio che parla accenti di separazione o di incontri con appoggi lineari e insistiti, e la sua parola, che rileva gli stati emozionali, è come spinta a una interpretazione amorosa di tutto il repertorio delle immagini, in cui si misura la diversa osservabilità del poeta:
“…Mi svegliai nel crepuscolo dell’inverno,
senza i tuoi occhi sul cuscino,
rose sbocciarono sui miei rami,
fiamme ruggirono nel mio sangue…”
(Una farfalla tatuata)
“…In compagnia dei miei sogni
dei sogni di mio padre e di mia madre
(da cui presi il sorriso)
da cui presi il dolore…”
(In compagnia di me stesso)
“…Tu ed io fragile onda anomala
un significato e il suo contrario
a malapena la confusione ci unisce…”
(La mia voce mi riporta a te)
“…Portami tra le tue braccia su una scala invisibile
che mi conduca alle vigne amate.
Il gelo della tua notte mi scruta
come terrazza su cui sciogliere statuaria bellezza…”
(Nelle fughe)
“…Questo accade ai perdenti alla fine,
quando l’ultimo sentiero chiude le porte
e non ci sono parole per loro
né il vino a dare conforto…”
(Perdenti)
Dunque, una poesia di sapore umano, sgorgante come da una fonte sorgiva, spontanea e coerente per esperienze vissute, modulata da una traduzione con un lavoro d’arte non indifferente e strutturata con un dinamismo lirico rilevante all’interno di un movimento estetico ricco di segni e di colori nel quale si intuisce la dimensione interiore del poeta.
A livello formale e stilistico, Al Al Hazmi predilige spesso l’anafora, allungando il verso con strofe prosodiche dove è racchiusa la sua sfera intima, dove i versi corrono in modo fluido e, in qualche punto, toccano i vertici di una descrizione commossa; più struggente la liricità che risalta con diversa efficacia evocativa nelle poesie più brevi, ove si coglie un’ansia di affetti mai paga, lo sguardo contemplativo del poeta dispiegato, come una farfalla, sull’anima delle vicende quotidiane con una significativa sintesi tra la musicalità espressiva del verso e l’armonia del suo compiersi in una fusione densa di richiami mitici:
“La farfalla superava la colomba
leggera e soave
verseggiava sui primordi di un amore…”
La “farfalla” che Ali Al Hazmi fa volare nei suoi versi, è, per concludere, emblema di poesia, della sua poesia che parla, che si libra nel cielo, che cerca profondità di sguardi e risposte d’amore; una poesia che conosce, a volte, le lacrime, ma anche il pianto fa bene (“Et lacrimae prosunt” diceva Ovidio); una poesia cullata di tenerezze e speranze e ricca di luci d’alba (“Nei miei occhi chiusi ha radici l’aurora” cantava Paul Èluard). Una poesia fatta di tutto ciò che aiuta a capire, ad amare, a sperare, a credere nel bene e nel riscatto; una poesia che si dispiega come quel volo di farfalle, che, nell’ebrezza garrula, fanno di mille disegni il cielo.