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Confcommercio. Nuovi dati sulla nascita di imprese iblee

Le ferite inferte dalla crisi Covid e il tentativo di risalita di commercio, turismo e servizi.
Tempo di lettura: 2 minuti

Le ferite inferte dalla crisi Covid “sono profonde”, soprattutto per il settore del terziario. Tuttavia, per quanto riguarda commercio, turismo e servizi, nel secondo trimestre di quest’anno “c’è stata una crescita di nuove imprese dello 0,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019. Un dato che dimostra la forza del tessuto imprenditoriale ibleo nonostante i danni devastanti provocati dal Covid”. Parte dai numeri il presidente provinciale di Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti, che dice: “I dati economici del nostro territorio sono finalmente incoraggianti. E questo si deve a un sistema imprenditoriale che sta reagendo bene soprattutto grazie ai risultati della campagna vaccinale. Come Confcommercio, siamo convinti che il miglior modo per sostenere le imprese è quello di lasciarle lavorare. Anche se siamo in zona bianca non bisogna dimenticare che molti settori, come quelli del turismo e dell’accoglienza, sono ancora penalizzati. Per non parlare dell’intrattenimento con le discoteche che non hanno mai riaperto dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Finora gli indennizzi dei vari decreti governativi, i sostegni della Regione e la riduzione dei tributi da parte di alcuni Comuni, hanno dato un po’ di ossigeno alle imprese. Non siamo, però, ancora fuori pericolo ed è necessario continuare con questa strategia di aiuti raccordandola all’evoluzione della pandemia”.
Manenti aggiunge: “Ora, però, dobbiamo garantire il migliore connubio tra sicurezza e lavoro. Non ci sono dubbi. La sicurezza è ovviamente la precondizione per lavorare. Vaccini, mascherine e distanziamento si sono dimostrati mezzi efficaci. Tuttavia, il ricorso iniziale al lockdown totale, per un tempo così lungo, è stato forse eccessivo. Fermare le imprese deve essere sempre una extrema ratio. Poi abbiamo il green pass che è la logica conseguenza dei vaccini non obbligatori ed è la chiave per rimettere in moto l’economia. Per le imprese non deve però rappresentare un passaggio burocratico in più né tantomeno un costo. Noi siamo sempre stati favorevoli all’autocertificazione ma sollevando l’imprenditore da qualunque responsabilità che non sia quella di chiedere il green pass”.

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