Quanto accade in Afghanistan in queste ore non può lasciarci indifferenti. È necessario prendere posizione, a ogni livello della società civile e della politica, per evitare un’altra catastrofe umanitaria.
È ormai evidente il fallimento di vent’anni di guerra per “esportare la democrazia” in un Paese già dilaniato da conflitti e invasioni straniere. Vent’anni culminati in una resa concordata e consumata sulla pelle del popolo afghano. Il conto di questo fallimento lo pagano gli uomini e, soprattutto, le donne afghane, le più vulnerabili in questo momento, sotto l’attacco e le violenze dei Talebani.
Le notizie che filtrano da Kabul e dalle altre città cadute rapidamente nelle mani dei Talebani sono a dir poco inquietanti. Non è possibile dare credito alle formali rassicurazioni fornite dal governo appena insediato, o a quelle del Governo americano.
È possibile ed è necessario: aprire immediatamente corridoi umanitari per accogliere chi fugge oggi dall’Afghanistan; denunciare e arrestare i respingimenti illegali praticati sulla rotta balcanica dei profughi afgani; interrompere le procedure di rimpatrio forzato per coloro che hanno subito il diniego della loro richiesta d’asilo.
È necessario “accogliere”, farsi carico del destino di chi fugge da guerre e dittature, perché dovere umano di solidarietà e fratellanza tra i popoli. L’Italia non può voltare le spalle al popolo afghano. Deve fare la sua parte per garantire, soprattutto alle donne, il rispetto dei diritti fondamentali, come quello all’istruzione, all’autodeterminazione, alla partecipazione alla vita sociale e politica. Ogni diritto conquistato e poi nuovamente perso è una ferita lacerante che colpisce non solo chi la subisce, ma anche chi resta immobile a guardare.
Siamo pronti a fare tutto quanto è in nostro potere per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, per evitare che anche questo dramma umanitario sprofondi in un intollerabile silenzio.
E non cancelleremo le responsabilità politiche di un ventennio di guerre, mosse dalla Nato, dagli Usa e i Paesi alleati, tra cui l’Italia. Guerre scatenate in nome della lotta al terrorismo, servite solo a finanziare imprese militari e fomentare odio e scontri tra culture su larga scala. Oggi più che mai occorre fermare le guerre e la corsa agli armamenti.
Aderiscono
CGIL, CISL, UIL
MH Casa delle Culture Scicli
Adesso Basta Ragusa
ANPI provinciale Ragusa
Casa delle Donne Scicli
Casa Valdese Vittoria
Collettivo Ocra
Ass. Filo di Paglia Comiso
Gas Melograno
Gas Mazzarelli
Legambiente Modica
Legambiente Ragusa
Legambiente Scicli “Kiafura”
Libera Ragusa
Movimento Federalista Europeo
Patto di Solidarietà Diffusa Scicli
Ass. Cult. Piazza Futura Ragusa
UDS
Uisp Comitato Ibleo
1 commento su “Sit In della CGIL di Ragusa a sostegno del popolo afgano”
A tutti gli aderenti:
Sono commosso di quanta umanità ostentate!
Cavalcate sempre l’onda, mi raccomando.
Per mia curiosità, a chi vi rivolgete con questa iniziativa? Al ministro Di Maio sulla costa amalfitana o a Biden che si lecca il gelato intanto che in Afganistan c’è il caos?
O ai nostri deputati che sono a godersi le vacanze?