
Le autorità boliviane intendono rivolgersi agli organismi internazionali per quello che considerano un crimine contro l’umanità e avviare un processo politico contro l’ex presidente dell’Ecuador, Lenín Moreno, per quattro reati che sarebbero derivati dalla ricezione di gas lacrimogeni e munizioni durante la gestione del governo di Jeanine Áñez, utilizzati per reprimere le proteste della popolazione in varie località del Paese sudamericano prima delle elezioni del 2019. Funzionari boliviani del governo di Luis Arce, intendono adire alla Corte interamericana dei diritti umani (IACHR) e la Corte internazionale di giustizia (ICJ) per quello che considerano un crimine contro l’umanità, crimine transnazionale, corruzione e traffico di armi. Secondo il ministro della Giustizia ecuadoriano, Ivan Lima, questo caso non può rimanere impunito in quanto esiste il fondato sospetto che le armi siano state usate dalla polizia durante le rappresaglie prima delle elezioni a Huayllani . Materiale bellico che sarebbe arrivato dal Brasile e dalla Colombia, e poi trasferito in Bolivia affinché le forze dell’ordine potessero utilizzarlo per reprimere le proteste di piazza. “Il caso deve essere indagato dal governo dell’Ecuador e perseguito penalmente. La responsabilità di Jeanine Áñez e Lenin Moreno non può rimanere impunita”, ha ribadito il ministro di Giustizia Ivan Lima.
1 commento su “Bolivia. Il governo persegue Jeanine Áñez e l’ex Lenin Moreno”
“utilizzati per reprimere”? hanno MASSACRATO 38 persone sparando ANCHE da un elicottero. Non si tratta di repressione ma di MASSACRI