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Recovery plan. Si valutino riflessi occupazionali negli iblei

Carasi (Ust Cisl) “Essenziale redigere un preciso cronoprogramma sui progetti in elaborazione sul nostro territorio”
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“Non dobbiamo sprecare questa occasione storica, ma coglierne appieno le opportunità”. E’ il pensiero della segretaria generale dell’Ust Cisl Ragusa Siracusa, Vera Carasi, che, anche dopo avere partecipato agli incontri sul Recovery plan promossi dal Libero consorzio di Ragusa, ha maturato sempre più una convinzione, in sintonia con quelle che sono le linee guida del sindacato a livello nazionale, oggi affidato alla guida del segretario Luigi Sbarra. “Infrastrutture, turismo e ambiente – sottolinea Carasi – sono le punte avanzate del ragionamento in fase di sviluppo a palazzo di viale del Fante con il coinvolgimento del partenariato sociale ed economico produttivo del territorio ibleo. Il Recovery plan deve servire per colmare il divario tra aree forti e aree deboli. E non è interesse solo del Mezzogiorno ma di tutti. Perché ci rialzeremo davvero solo se territori come il nostro, un tempo definito l’isola nell’isola, saranno messi nella condizione di attivare nuovamente il motore propulsivo della crescita. In che modo? Occorre attuare e rafforzare tutto ciò che è stato programmato in questi ultimi anni. Abbiamo preso atto, nell’ambito degli incontri promossi dal Libero consorzio, di tutti quei progetti che serviranno a rilanciarci nei piani d’ambito individuati. Abbiamo bisogno, però, di un colpo d’ala, con un cronoprogramma preciso e una valutazione sui riflessi occupazionali e sociali degli interventi da pianificare all’interno del Recovery”. Per la segretaria generale della Cisl, poi, il “futuro dell’area iblea non può che fondarsi sul lavoro dei giovani e delle donne considerato che, ogni anno, a decine sono le persone che lasciano la nostra terra per andare altrove. E lo fanno nel silenzio più assoluto. Occorre creare le condizioni per migliorare le possibilità di accesso al mondo del lavoro, con ulteriori decontribuzioni e sgravi fiscali strutturali, accompagnati a nuovi meccanismi di apprendistato. E, nel contesto di questo percorso, gli enti locali territoriali possono spingere per fare in modo che si consumino scelte chiare e condivisibili. Bisogna favorire gli investimenti privati attraverso una politica differenziata sotto il profilo degli incentivi e della fiscalità di vantaggio. Occorre, insomma, portare il lavoro dove ci sono i disoccupati. Ma per farlo occorre scommettere sull’innovazione, anche dalle nostre parti, sulla ricerca, sul rilancio degli asset strategici con una visione che veda non più l’uomo padrone della terra ma parte integrante dell’ambiente, come dice Papa Francesco”.

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