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Covid, il Cts: “Chiusure nel weekend come a Natale, no al lockdown nazionale”

Tempo di lettura: 2 minuti

Zona rossa automatica appena si supera la soglia dei 250 casi su 100 mila abitanti in 7 giorni. Una zona rossa che sia però totale, rafforzata, con misure stringenti perché ad oggi in molte realtà non è così. Questa l’indicazione data al governo dal Comitato tecnico scientifico nella riunione che si è tenuta stamattina alla luce dell’aumento dei contagi dovuti alle varianti. Il passaggio in zona rossa (non solo scuole chiuse), ha raccomandato il Cts, deve essere quindi automatico e non a discrezione del governatore come prevede ora il dpcm. Gli esperti raccomandano inoltre di rafforzare le misure per le zone gialle, con l’obiettivo di ridurre i contatti tra le persone. No a lockdown nazionale, sì al mantenimento dell’Italia a colori. Nelle indicazioni fornite al governo durante la riunione di questa mattina, il Comitato tecnico scientifico ha categoricamente escluso il lockdown nazionale. Per il Cts la strada giusta resta il sistema a fasce e gradualità, ma tutte le regole, per ogni livello, vanno inasprite.
Oltre alle zone rosse locali con misure più stringenti e severe, sul modello Codogno, chieste anche chiusure nazionali nei fine settimana, come già fatto durante le vacanze di Natale. Gli esperti avrebbero anche segnalato la necessità di ridurre l’incidenza per ristabilire il contact tracing.
“Non si vaccina quando c’è alta trasmissione del virus perché così facendo si favorisce l’emergere di varianti resistenti al vaccino. Per questo credo che il provvedimento sul tavolo del Cts vada nella direzione giusta, cercare di spegnere la trasmissione e cercare di vaccinare più persone possibili”, ha detto Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, durante la trasmissione Agorà, su Rai 3, in merito alla riunione del Cts.
Rispetto alle possibili soluzioni secondo Crisanti “è improponibile un lockdown generalizzato seguito da altro lockdown e altro lockdown. Ci vuole un piano chiaro preciso e che sia l’ultimo. Per farlo serve un piano nazionale finanziato per il monitoraggio delle varianti e potenziare il sistema di sorveglianza perché anche tra qualche mese saremo vaccinati, non sarà così nel resto del mondo e – ha concluso Crisanti – dobbiamo assicurare agli italiani la possibilità di potersi spostare all’estero”. GDS

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