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Italia Viva Ragusa. “Al bando merchandising che richiama alla mafia”

"Danno incalcolabile per la nostra terra"
Tempo di lettura: 2 minuti

“I simboli della mafia, il merchandising che se ne genera nelle bancarelle, nei nostri negozi di souvenir, devono essere messi al bando. Condivido, anche se di un partito diverso dal mio, l’iniziativa lanciata dal consigliere comunale di Ragusa Mario D’Asta per stigmatizzare l’utilizzo del brand mafia nella nostra provincia e, direi anche, nella nostra isola. Mi impegnerò per far sì che il comitato nazionale di Italia Viva e, più nel complesso, tutto il mio partito possa intervenire in maniera pressante per creare le condizioni che consentano la stesura, all’Ars, di un disegno di legge che punti a mettere al bando la suddetta oggettistica”. A dirlo è il componente del comitato nazionale di Italia Viva, Salvo Liuzzo, che affronta quello che ritiene “un argomento molto importante, assolutamente da non sottovalutare, per l’immagine della nostra terra. E non mi interessa – aggiunge – che a proporlo sia stato l’esponente di un altro partito. Non ne faccio una questione di primogeniture. Ritengo che, in questo caso, sia necessario prendere una specifica posizione e superare gli steccati ideologici e le appartenenze partitiche. Parliamo del ritorno di immagine della nostra isola. Chi viene a trovarci in Sicilia e poi ritorna a casa deve potere portare con sé un ricordo del tardo barocco, della valle dei Templi, del teatro antico di Taormina, dell’Etna e non già la statuina di un picciotto della mafia con la lupara. E’ un danno d’immagine incalcolabile. E di questi oggetti in vendita nei negozi della nostra isola, anche in provincia di Ragusa, ce ne sono parecchi. Abbiamo le migliori bellezze architettoniche, vantiamo il migliore tardobarocco, possiamo contare sul mare, sulla neve, sul vulcano attivo più suggestivo al mondo e poi andiamo incontro a queste inspiegabili defaillance”. La coordinatrice provinciale di Italia Viva Ragusa, Marianna Buscema, aggiunge: “No, non deve essere consentito vendere questi prodotti in Sicilia perché l’immagine della nostra terra ne esce fuori completamente stravolta. Servono delle risposte normative affinché tutto questo non sia più ammissibile”. Liuzzo, poi, precisa che investirà della questione anche il sindaco di Comiso, Maria Rita Schembari, città in cui lo stesso Liuzzo risiede, affinché anche quest’ultima possa prendere una posizione sulla delicata questione.

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1 commento su “Italia Viva Ragusa. “Al bando merchandising che richiama alla mafia””

  1. Quindi togliendo i gadget gli unici a difendere il grande “Patrimonio Mafioso” sarà solo la politica e i politici!
    A voi danno tanto fastidio i gadget, a noi il 70% dei mafiosi al governo e in tutte le istituzioni. Invece di inseguire i gadget, perchè non inseguite e perseguite con denunce tutti i colleghi collegati alle mafie?
    Intendiamoci per mafiosi si intendono tutti i corrotti e non mafiosi perchè sono del Sud. Ad esempio, questo a voi non da fastidio? Un corrotto del sud è mafioso, un corrotto del nord è un galantuomo!

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