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L’impianto di Biogas si farà ma nella zona industriale di Ragusa

Questa volta è vero: Ragusa è arrivata prima di Modica. Partendo dalla Contea e passando per la Provincia, il Tribunale, la Casa Circondariale, le Scacce ed il Cioccolato, un’altra puntata arricchisce questa infinita competizione tra le due perle del barocco. Questa volta il capoluogo ibleo arriva prima nella realizzazione di un impianto di biomassa. In pratica mentre a pochi chilometri abbiamo assistito a battaglie politiche, a mobilitazioni di massa d’altri tempi, alla riscoperta di identità cittadine e coscienze ecologiche, a Ragusa una ditta di Chiaramonte, la Gulfi Energia, senza clamori e a fari spenti ha percorso le varie trafile burocratiche giungendo alla meta. E’ arrivato infatti il pronunciamento della Regione Sicilia – Assessorato Ambiente e Territorio che autorizza la Gulfi Energia a realizzare (si legge testualmente il decreto regionale) “impianto per la digestione anaerobica ed il compostaggio di rifiuti organici abbinato ad una sezione per il recupero energetico del biogas finalizzata alla produzione di energia elettrica avente potenza nominale pari a 999 kW ubicato nella zona industriale di Ragusa – IV Fase”. A scorrere bene il decreto si capisce che tra i due impianti, quello di prossima realizzazione a Ragusa e quello rimasto in sospeso a Modica, c’è qualche differenza. Mentre quello modicano è stato pensato per utilizzare esclusivamente i sottoprodotti dei rifiuti agricoli, in quello ubicato nella zona industriale di Ragusa verranno bruciati anche comunissimi rifiuti provenienti da cucine, mense, mercati e perfino legno. Avverso il provvedimento di autorizzazione della Regione è ammesso ricorso giurisdizionale dinanzi al TAR entro 60 giorni dalla data di pubblicazione o anche un ricorso straordinario al Presidente della Regione siciliana entro il termine di 120 giorni dalla data di pubblicazione.

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12 commenti su “L’impianto di Biogas si farà ma nella zona industriale di Ragusa”

  1. La giusta ubicazione

    La differenza principale tra i due impianti non e’ cosa si brucia, ma la loro ubicazione: uno e’ in una zona industriale, l’altro in una zona turistica/agreste/archeologica.
    Il merito della Gulfi Energia non e’ certo quello di andare “a fari spenti” (si spera sempre nella piena trasparenza ed informazione dei cittadini), ma di comprendere che un impianto biogas non puo’ sorgere che in una zona industriale.

  2. La giusta ubicazione. E quindi lei sostiene che l’autorizzazione è stata data in una zona archeologica?

  3. Prima di rilasciare il permesso, l’iter prevede il passaggio tra numerosi enti tra cui la Sovrintendenza ai Beni Culturali che nel caso di Modica si espressa con parere positivo. Se la zona fosse stata vincolata o soggetta a particolari piani SIC o similari, il progetto sarebbe stato rigettato. Direi di lasciare i giudizi di fattibilità di un opera a chi di dovere.

  4. Giuseppe Giallo tutti adesso sono diventati tecnici mi aspetto che questo signore anonimo che si firma “la giusta ubicazione” confermasse quello che ha scritto.

  5. Sig. “La giusta ubicazione” ma lei lo sa quello che scrive? Legga quello che ha scritto il Sig. Giuseppe Giallo..

  6. La giusta ubicazione

    Chiedo scusa per l’inesattezza, non in una zona archeologica ma a ridosso di una zona archeologica. E di certo non in una zona industriale!
    Non discuto la fattibilità dell’opera, non ne ho la competenza, ma l’opportunità di un impianto biogas al di fuori di una zona industriale.
    E l’esempio di Ragusa è la conferma che si possono fare le scelte giuste bei posti adatti.

  7. Quando in Italia non si vogliono fare scelte ci si trincera dietro le firme e i vincoli. Come nel caso di Zimmardo, dove una continuità paesaggistica e culturale rischia di essere spezzata dall’ictus di un grosso impianto industriale e connesse infrastrutture. Non c’è vincolo perciò si può fare. E se fosse stato commesso un errore di valutazione e il vincolo avrebbe dovuto esserci? Quella zona per le sue caratteristiche potrebbe essere valorizzata in modo non così invasivo? Che prospettiva diamo a quel pezzo di territorio e alle future generazioni che lo erediteranno? Possiamo integrare il piano paesaggistico con valutazioni di merito e di lungo termine? Perché trasformare la questione della transizione energetica in business e non sfruttarla per una maggiore democrazia nell’uso delle risorse? E quest’ultima domanda vale anche per l’impianto di Ragusa..

  8. l’impianto di biogas non brucia nulla per produrre il metano, prima di fare gli pseudoecologisti, bisognerebbe informarsi bene e vedere che il maggior sviluppo di questi impianti è avvenuto in Svizzera, Germania, Svezia, Danimarca ed altri paesi del nord Europa dove certo la cura per l’ambiente non è trascurata. Senza parole 🙁

  9. La giusta ubicazione

    Giustissimo, il maggior sviluppo di questi impianti è avvenuto in Svizzera, Germania, Svezia, Danimarca ed altri paesi del nord Europa. Quasi sempre gli impanti sono adiacenti alla sorgente che produce i rifiuti da “valorizzare”. Mai a ridosso di zone archeologiche. Mai su terreni a vocazione turistica, piena di carrubi e ulivi, e in prossimita’ di una spiaggia mediterranea. Mai su una “trazzera” che a stento regge le automobili (e non decine di camion al giorno).
    L’ecologismo non c’entra, anzi: gli ecologisti sono a favore degli impianti biogas. Io non sono contrario agli impianti biogas.
    Vorrei solo che sorgesse nel luogo idoneo. Altrimenti finiamo per sistemare una cosa e danneggiarne altre 10.

  10. @Giuseppe Giallo: lei parla di Sovrintendenza, di zone SIC ma mi spieghi come mai, i soliti, i soliti padroni, hanno cementificato sulle dune. Me lo spieghi cortesemente. A Zimmardo, in una zona meravigliosa dal punto di vista naturalistico, e non solo, l’impianto non sa da fare. Si metta l’anima in pace, lei ed i suoi amici.

  11. Ma perché quello che si doveva realizzare a ridosso di Pozzallo non l’ho fanno a Ragusa nella zona industriale? Alla fine la distanza percorribile è di pochi decine di chilometri

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