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La monaca di Monza e le “autobufale” di Carmelo Cataldi. Riceviamo e pubblichiamo

L’ articolo che ho pubblicato sulle parentele modicane della Monaca di Monza ha scatenato l’ ira funesta del dott. Carmelo Cataldi, da tempo avvezzo a definire “bufale” tutti i contributi di carattere storico che non siano scritti da lui e che non sottostanno alle ferree leggi del Nuovo Verbo della Genealogia e dell’ Araldica, dallo stesso professate con fideistica sicumera. Per la verità la vicenda di Marianna De Leyva è intrigante ed affascinante, perché proietta una luce transnazionale su questo illustre casato spagnolo con diramazioni lombarde e siciliane. E mi sono limitato a riprendere in tal senso alcuni articoli semisconosciuti del compianto prof. Raniolo, anche per onorarne la memoria di infaticabile studioso. Apriti cielo! Lesa maestà del genealogista! Accuse di incompetenza, falsità, contro di me e contro il povero Raniolo. Si tratta di un film già visto, con lo stesso protagonista: bufala i Grimaldi, bufala il cioccolato modicano, bufala i De Leyva, bufala l’ umano scibile che non si inchina alla Religione delle genealogia. Scienza molto scivolosa, in verità, e molto traditrice per chi la usa come una clava contro gli altri. Ora, nel caso specifico, Raniolo si basa su precisi documenti: una corrispondenza del 1633 in cui il frate carmelitano Alberto De Leyva e il Conte di Monza Luigi(fratellastro di Marianna) richiamano in modo esplicito la loro discendenza comune e il primo chiede al secondo una presentazione al viceré duca d’ Alcala’ per un’ eventuale nomina a vescovo. Ora il dott. Cataldi dovrebbe in primis mettersi d’ accordo con se stesso, dal momento che nel suo recente lavoro sulle famiglie aristocratiche di Modica accredita la tesi della parentela tra il ramo lombardo e quello modicano (cit, pp.159-162) componendo un agiografico peana della famiglia. Dunque, che succede? Perché mai arrivare a smentire adesso clamorosamente se stesso e muovere insulti e frasi forsennate contro di me? Sinceramente non comprendo il senso di queste continue polemiche astiose, di queste donchisciottesche battaglie contro i mulini a vento. Forse perché non è arrivato primo a scrivere il pezzo? Ansia di tardivo protagonismo? Radicalismo pseudostoriografico da neofita? Sinceramente non so, ma non è certo il modo migliore per esercitare la nobile funzione dello storico. Farsi largo a spallate e a suon di tamburi, dando patenti d’ ignoranza a destra e a manca dimostra mancanza di stile e debolezza argomentativa. La critica storica seria è altra. Ecco perché raccolgo l’ invito del colonnello Modica ad abbassare i toni e a ritrovare una più autentica sintonia etica e scientifica. Auspico ancora una volta sobrietà nella ricerca e rispetto fra le persone.
UCCIO BARONE

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